C’era una volta… il vino. La storia dei vigneti locali raccontata dalla travel blogger imprenditrice
Molteplici sfumature di colore, profumo e aroma rivelano i racconti meravigliosi del rapporto tra Uomo e Natura

Il settore vitivinicolo sta cercando di reagire alla crisi grazie ad una serie di iniziative mirate, innovative, che partono direttamente dai produttori. È quanto emerge da una recente ricerca condotta dalla Rome Business School dedicata all’Italia del vino ai tempi del Covid, curata da Valerio Mancini, direttore del Rome Business School – Research Center con il supporto di Camilla Carrega, coordinatrice del Master in Food and Beverage Management.
Un dato balza subito agli occhi: sono i “giovanissimi” a trainare il trend positivo, per tutta la filiera. Le aziende vitivinicole italiane impiegano circa 200 mila addetti, un quarto dei quali under 25. Il 38% dei giovani è pronto a mettersi in gioco come imprenditori, produrre vino di qualità, competere sul mercato in maniera innovativa. Come? Puntando, in primo luogo, sulla sostenibilità ambientale che coinvolga tutta la catena produttiva e, a seguire, aprendosi a strategie di marketing e di vendita supportate dall’utilizzo dei social media e della tecnologia.
Per capire meglio come sia possibile innovare, senza stravolgere, un settore che affonda le radici nell’antichità, Tiscali News ha intervistato Federica Piersimoni, seguitissima travel blogger e imprenditrice. Federica, nel 2020, ha dato vita alla start up “Che Vino!” come consulente e formatrice, un progetto che unisce la passione per l’enogastronomia alle competenze di social advisor e content strategist.
Federica, raccontaci la storia di “Che Vino!”: contesto, protagonisti e, se possibile, qualche dettaglio sull’impostazione innovativa del nuovo portale https://www.chevino.club/
“Che Vino! nasce da un’idea non mia ma del mio compagno, Giuseppe Trisciuoglio, che nella vita è IT Manager ma è da sempre appassionato di vini. Il progetto lo abbiamo sviluppato negli anni, durante i nostri viaggi in giro per il mondo, quando ogni scusa era buona per degustare vini locali: dal Sudafrica alla California, dalla Germania fino all’Australia in quasi 10 anni di viaggi. Il progetto è sempre stato quello di riscoprire prodotti locali, partendo proprio dal nostro Paese che è il primo produttore al mondo di vino.
Vini locali sì, ma soprattutto vini di piccoli vignaioli. Su Che Vino! non si trovano grandi brand, grandi etichette, noi vogliamo dare spazio ai piccoli e medi produttori, a chi nella vigna lavora davvero, a chi conosce il territorio e ama la sua terra: questi sono i vini che vogliamo far conoscere che sono guarda caso anche i vini che noi amiamo definire “appassionati”.
Nel sito si trova così una la sezione shop, in cui sono raccolti i vini selezionati da noi, divisi per tipologia, produttore, regione, zona di produzione, denominazione, vitigno, affinamento, prezzo, annata e formato della bottiglia, poi c’è il nostro abbonamento: Che Box!
L’anima di Che Vino! è composta da me, da Giuseppe ma anche dal mio babbo, Elio Maria Piersimoni, con una larga militanza nella GDO in diverse realtà del settore food e conosce molto bene il mercato. Un’azienda di famiglia quindi a tutti gli effetti, che può contare anche su validi collaboratori esterni sempre di famiglia”.
“Che Vino!” darà visibilità in tutta Italia alla storia delle cantine locali altrimenti penalizzate dalla grande distribuzione. Federica, da travel blogger, all’estero c’è curiosità nei confronti della cultura enogastronomica italiana o i prodotti tipici vengono scelti solo in base al “gusto”?
“Nei miei viaggi ho sempre apprezzato tantissimo il connubio cibo e cultura. La cultura enogastronomica per quello che mi riguarda sta alla base di ogni viaggio. È dal piatto e da come un paese si approccia alla tavola che si capiscono tante abitudini e dinamiche e l'Italia anche in questo non fa differenza. All'estero ho sempre notato una grande curiosità nei confronti degli italiani e una certa venerazione nei confronti della nostra cucina. Gli italiani sanno mangiare bene e sanno cucinare ancora meglio. Mi è capitato spesso durante i miei viaggi che mi chiedessero non solo le ricette o di raccontare come e quanto si dovrebbe far cuocere la pasta (banalmente), ma anche di cucinare!
Per noi italiani la cultura del cibo è intoccabile, non c'è domenica o giorno di festa in cui non si cucinino piatti della tradizione e non c'è famiglia in cui l'amore passi anche da un buon piatto di cappelletti, di lasagne, di passatelli o di tortellini”.
I giovani imprenditori sono geneticamente predisposti alle novità tecnologiche, a gestire la vendita online, a confrontarsi con il pubblico “social”. I produttori meno giovani, abituati a strategie di vendita più tradizionali, come approcciano il passaggio all’e-commerce?
“Abbiamo notato che quando le cose si fanno bene e con il cuore, non c’è mezzo o strumento che possa spaventare. I produttori che abbiamo contattato si sono dimostrati interessati, entusiasti e pronti a far parte di questa nuova avventura. Alcuni già ci seguono sulle pagine Instagram e Facebook di Che Vino!, altri ancora invece sono iscritti alla newsletter. Tutti si sono dimostrati felici di questo nuovo progetto, soprattutto perché nato in tempi così incerti”.
Si avvicinano le Festività: “Che Vino!” ha in serbo molte sorprese, giusto?
“In Che Vino! trovano spazio le sorprese dedicate al Natale, ma anche quelle di tutti i giorni dell’anno.
Acquistando nello shop una o più bottiglie di vino, si può richiedere l’opzione Che Regalo! che differisce dalle normali confezioni per velina (rossa anziché bianca) e per la possibilità di inserire un biglietto di auguri. Che Regalo! può così essere recapitato direttamente alla persona a cui vogliamo fare una sorpresa, oppure si può ricevere a casa pronto per essere consegnato a mano.
Poi c’è Che Box!, l’abbonamento mensile dedicato ogni volta ad un unico produttore. Che Box! è composta da tre bottiglie e un regalo solidale, anche questo ogni volta di un produttore italiano diverso.
Questo abbonamento è un prodotto a cui teniamo tantissimo perché coniuga tutto quello che per Che Vino! è importante: la cultura del bere italiano e quella che noi chiamiamo economica circolare del bene”.
L’amore per il territorio passa inevitabilmente dal rispetto per l’ambiente. Federica, in che modo “Che Vino!” incontra la “sostenibilità”?
“Crediamo fermamente che ad ogni buona azione corrisponda un’altra azione di pari intensità e generosità. Per questo motivo all’interno di ogni Che Box! (l’abbonamento mensile di Che Vino!) inviamo oltre alle tre bottiglie anche un regalo solidale. Le aziende sono scelte da noi, sono realtà che fanno bene, ciascuna a suo modo. Sono aziende sostenibili, che danno la possibilità ai propri lavoratori di avere delle agevolazioni sociali, economiche, familiari… i modi per fare del bene sono tanti.
Noi crediamo che inviando un prodotto di valore e solidale nelle nostre Che Box!, questo possa generare a sua volta una catena, creando un’economia circolare del bene, appunto.
Oltre questo c’è da dire che il packaging di Che Vino! è al 100% riciclabile. Teniamo moltissimo a questo aspetto. Quando arrivano le consegne, il packaging dura il tempo di essere scartato, per quanto bello graficamente, dura davvero poco e sarebbe impensabile non fosse possibile riutilizzarlo in ogni suo componente. Chiaramente tutto questo non deve andare a discapito delle consegne che sono sempre assicurate”.
“Che Vino!” è appena nata, ma la domanda è d’obbligo: quali i progetti per il futuro?
“Tanti! Per mettere online Che Vino! abbiamo impiegato del tempo. Ci sono voluti tanti viaggi intorno al mondo, tante discese e tantissime salite. Che Vino! è il frutto di quello che più ci piace, il viaggio e prodotti locali che inevitabilmente si scoprono solo incontrando le persone e le culture diverse.
Ora che siamo partiti sarà difficile fermarci, ma una cosa alla volta, abbiamo tempo per raccontarlo!”
