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La didattica del futuro guarda all’education technology: interattiva, personalizzabile e accessibile a tutti

La start up torinese EntertainmentLabs scommette sull’edutainment e lancia la piattaforma digitale Wibo Plus

Samanta Sartidi Samanta Sarti   
La didattica del futuro guarda all’education technology: interattiva, personalizzabile e...
Foto: EntertainmentLabs.

Un settore, quello dell’e-learning, rimasto dietro le quinte per molto tempo e, ora più che mai, protagonista assoluto di un mercato fatto esplodere dalla pandemia. Un mercato ricco di prospettive di business là dove si creino strategie di apprendimento divertenti, intuitive, simili al gioco di società o al quiz televisivo, in cui i partecipanti interagiscano e si sfidino per raggiungere l’obbiettivo.

Il settore dell’edtech (Education Technology) oggi vale globalmente 227 miliardi di dollari e raggiungerà, secondo recenti stime, i 404 miliardi nel 2025. A questo dato si aggiunge anche la crescita della gamification in ambito education, che passerà da 450 milioni di dollari nel 2018 a 1,8 miliardi di dollari nel 2023.

Proprio nel contesto dell’education technology si colloca il lancio della nuova App Wibo+ (Wibo Plus) sviluppata dal team della start up torinese EntertainmentLabs. Un team di giovanissimi – età media 24 anni - nato nel 2019 con il supporto di I3P, l’incubatore di startup innovative del Politecnico di Torino, e di alcuni senior advisor, tra cui Giuseppe Augelli, ex marketing manager di Uber Italia. Tiscali News ha intervistato Alessandro Busso, co-founder della start up insieme a Tommaso Seita, per capire l’effettiva utilità del nuovo approccio.

Alessandro, raccontiamo ai lettori come sia nata l’idea di creare App nel settore edtech e quale sia la formazione del team.

“In Wibo siamo tutti nati negli anni ‘90: cresciuti con i grandi quiz televisivi, abbiamo vissuto il declino della televisione tradizionale, dovuto all’eccesso di passività degli spettatori. Per questo, come Wibo, prima abbiamo portato il format del quiz sullo smartphone, per renderlo interattivo e alla portata di tutti; poi, complice la pandemia che ha mostrato le debolezze del settore didattico, ci siamo resi conto di come il quiz potesse diventare uno strumento didattico, oltre che un mezzo di intrattenimento. Così è nato Wibo Plus.

Il team di Wibo è molto eterogeneo, come startup digital dobbiamo essere in grado di seguire ogni fase di crescita: io e Tommaso ci occupiamo di business strategy e fundraising, poi c’è chi si occupa di sviluppo del codice, design, marketing e sales”.

Come funziona l’App e quali i punti di forza in ambito lavorativo e scolastico? Che tipo di riscontro state ricevendo?

“Abbiamo lanciato Wibo Plus sul mercato da meno di due settimane e già raccogliamo l’interesse di molti player del settore: le scuole cercano soluzioni semplici per risvegliare gli studenti dalle ore di DAD, le aziende, PMI e corporate, stanno scoprendo l’importanza della formazione continua del personale. Noi ci proponiamo di rendere l’apprendimento un’esperienza memorabile: il formatore crea il quiz, lo personalizza in ogni parte e lo condivide con i partecipanti, che si divertono giocando il quiz e competendo tra loro. Il punto di forza è la semplicità, nessuna app da scaricare, nessuna registrazione: basta un telefono connesso a internet e comincia l’esperienza”.

Avete raccolto statistiche significative sugli utenti? Suddivisione per genere, ambito lavorativo o scolastico, spaccato per area geografica… 

“Prima di iniziare lo sviluppo di Wibo Plus abbiamo fatto molta customer discovery, è evidente che la pandemia abbia accelerato la crescita del nostro settore. Secondo una ricerca di Credit Suisse, le soluzioni Edtech che sarebbero nate tra 10 anni in condizioni normali, stanno nascendo in questo momento.

I nostri utenti al momento sono gli insegnanti della scuola primaria di primo e secondo grado, anche alcune università. Lato business ci rivolgiamo ai training manager, responsabili HR e organizzatori di eventi: in questo senso il bacino potenziale di clienti è molto ampio. Non c’è distinzione di area geografica o dimensione aziendale, il problema che vogliamo risolvere, ossia la difficoltà di coinvolgere una certa audience durante una spiegazione, è comune a molti”.

Alessandro, una domanda più tecnica: il software è proprietario? In che modo interagisce, si aggancia, alle piattaforme in uso all’interno di aziende e scuole?

“Sì, come startup digital è fondamentale essere proprietari di ogni asset tecnologico, come il software. Al momento Wibo Plus supporta le piattaforme di e-learning e di videoconferenza senza essere integrato al loro interno. Stiamo però lavorando a un’integrazione tramite API per semplificare il lavoro di insegnanti e trainer”.

Scuola e tecnologia, in Italia, faticano ad amalgamarsi: infrastrutture tecnologiche, formazione dei docenti, una visione del ruolo dell’istruzione che guarda più al passato che al futuro. Alessandro, come può rinnovarsi la Scuola, su quali plus deve puntare per formare ragazzi pronti ad entrare nel mondo del lavoro?

“Credo che si debba puntare prima sulla formazione di chi si occupa della formazione, quindi insegnanti, professori e trainer. Bisogna dar loro gli strumenti tecnologici per fare didattica nel 2021, insegnare come usarli nel modo corretto e riconoscere il ruolo fondamentale che ricoprono nella società ricompensando adeguatamente il loro lavoro. Trovo sia incomprensibile che fino a poco più di un secolo fa ci spostavamo sulle carrozze trainate da cavalli, mentre oggi stiamo per inaugurare l’era del turismo spaziale. Nel mondo della formazione, invece, si sono fatti pochi passi avanti: gli strumenti per la didattica non sono molto diversi da quelli usati da Aristotele nell’Antica Grecia 2mila anni fa. Ovviamente è una provocazione, ma credo ci sia della verità”.

A proposito di lavoro, tu e i ragazzi del team di Wibo che tipo di approccio avete seguito per costituire la start up? Come avete contattato i partner di cui fate menzione sul vostro sito?

“Abbiamo iniziato per gioco; per quanto conoscessimo un po’ di teoria sul mondo startup, non avevamo idea di come passare dalla fase “Ho un’idea!” alla fase “Sto iniziando a realizzarla”. Per questo all’inizio è stato fondamentale parlare con i protagonisti dell’ecosistema: imprenditori, incubatori di startup e potenziali clienti. Le cose si sono fatte serie quando abbiamo presentato quelle idee, precedentemente validate, agli investitori: sia investitori privati, sia istituzionali si sono mostrati interessati a noi. Così abbiamo fatto il nostro primo aumento di capitale a inizio 2020, ora stiamo raccogliendo altri investimenti per crescere più in fretta.

I nostri partner li contattiamo principalmente su LinkedIn: se sono interessati a ciò che proponiamo, ci rispondono e da lì può nascere una collaborazione. In futuro però le vendite saranno automatizzate, per poter scalare anche fuori dal mercato italiano”.

Progetti per il futuro? Siete aperti a ipotesi di fusione, acquisizione o collaborazione con partner tecnologici?

“Continuare a lavorare per realizzare la nostra vision: “Democratizzare l’accesso alla conoscenza, valorizzando la trasmissione delle idee” attraverso la gamification. Crediamo infatti che la didattica del futuro sarà “snackable”, come direbbero in USA, sempre più concentrata nei contenuti e nei tempi ma diffusa in tutta la giornata e, soprattutto, per tutta la vita. Sarà importante continuare a formarsi in ogni momento, non limitatamente alle solite sei, lunghe ore scolastiche. Questa sarà la direzione di sviluppo di Wibo Plus. E ovviamente chiunque ci potrà sostenere nel percorso di crescita sarà ben accetto. L’obiettivo ultimo, come per ogni startup, è l’exit: potrebbe esserci un’acquisizione da parte di un grande player del settore edtech o un’IPO. Per ora, noi continuiamo a lavorare e a crescere: le opportunità arriveranno sicuramente se continueremo ad essere ambiziosi e determinati”.

Da sinistra: Tommaso Seita e Alessandro Busso. Foto: EntertainmentLabs.
Samanta Sartidi Samanta Sarti   
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