SonicJobs, la startup che mostra all'Italia la via da seguire nell'economia globalizzata
Utilizzare l’intelligenza artificiale per rivoluzionare la ricerca del lavoro online, partendo dal mercato britannico e da quello americano, con un team di 25 manager e ingegneri sparsi in mezzo mondo. Questo l’ambizioso obiettivo di SonicJobs, startup fondata nel 2017 a Londra da un manager originario di Mumbai, Mikhil Raja, e da un informatico sardo, Francesco Masia.
“Dopo la laurea alla Statale di Torino – mi ha raccontato Francesco che ho incontrato a Cagliari nella sede di The Net Value, un incubatore locale di startup – ho trascorso gran parte della mia vita professionale all’estero, tra Francoforte e l'Inghilterra dove ho conosciuto Mikhil. E’ nato un forte legame di amicizia e la volontà di iniziare insieme un percorso imprenditoriale sfruttando le opportunità offerte dall’intelligenza artificiale”.
“Quando si parla di IA – ha proseguito – ci si focalizza quasi sempre sulle grandi questioni come la sostituzione dell’uomo nelle attività lavorative, il rischio che possa sfuggire il controllo, ma si perde di vista il fatto che prima di tutto è una tecnologia che consente di ottimizzare i processi ovvero di fare meglio le cose facendo risparmiare tempo e soldi alle persone e alle aziende”.
“Con Mikhil ci siamo resi conto che l’intelligenza artificiale avrebbe potuto dare un contributo molto importante al miglioramento della ricerca di lavoro online e abbiamo deciso di provarci fondando SonicJobs, dopo essere riusciti a trovare dei finanziatori che hanno creduto nella bontà della nostra idea”.
“Il problema principale della ricerca del lavoro online è che per candidarsi alle offerte delle aziende bisogna fornire numerose informazioni personali e questo bisogna farlo tante volte, ovvero bisogna ripetere l'inserimento dei dati personali per ciascuna candidatura, anche se le informazioni richieste sono più o meno sempre le stesse. Il risultato di questa complessità è che in media solamente il 5% dei candidati completa la presentazione di una candidatura online. E’ un dato bassissimo che ha delle conseguenze economiche non banali perché le aziende per promuovere le proprie offerte spendono ingenti somme di denaro. Solamente negli Stati Uniti il mercato della pubblicità nel mercato del lavoro online vale ben 17 miliardi di dollari”.
“La nostra idea è stata quella di utilizzare l’intelligenza artificiale per semplificare il processo ed evitare che i candidati inseriscano più volte le stesse informazioni. Lo sforzo va fatto con la prima candidatura ma in quelle successive è l’IA che decide quali informazioni aggiuntive chiedere, sempre che sia necessario. Il risultato di questa semplificazione è che il tasso di completamento delle candidature online è salito al 25% e questo ovviamente è positivo per le aziende in cerca di nuovo personale perché accelera i tempi e abbassa i costi”.
“Un altro aspetto fondamentale – ha proseguito Francesco – è poi l’utilizzo dell’IA per semplificare l’invio delle informazioni raccolte ai nostri clienti che sono altre piattaforme di offerte di lavoro non ancora evolute tecnologicamente, agenzie o grandi aziende come Amazon che effettuano direttamente la ricerca di nuovi lavoratori”.
“Siamo partiti nel mercato inglese focalizzandoci nel settore dell’ospitalità ma rapidamente ci siamo allargati ad altri ambiti e soprattutto siamo sbarcati nel mercato americano, il più importante del mondo per volumi e dinamismo. Se in Inghilterra la vita media di una offerta di lavoro è di 2/3 settimane negli Stati Uniti si abbassa a 2/3 giorni”.
“Assieme a Mikhil abbiamo costruito un team di professionisti che ora è composto da 25 persone. Già prima della scoppio della pandemia che ha fatto scoprire la fattibilità dello smartworking abbiamo puntato sulla costruzione di una squadra internazionale con modalità di lavoro full remote, ovvero totalmente da remoto. Ognuno può lavorare da dove vuole dato che non abbiamo una sede aziendale. Parte dei nostri sviluppatori lavorano in India e in diverse regioni italiane, altri professionisti lavorano in Inghilterra, in Spagna negli Stati Uniti”.
Anche Francesco sta beneficiando dell'organizzazione del lavoro full remote. Dopo aver trascorso gran parte della sua vita professionale all’estero ha deciso di tornare in Sardegna, a Bosa, il suo paese d’origine, dove ha ripreso a produrre vino, una sua vecchia passione. “La settimana prossima staccherò qualche giorno dal lavoro perché devo iniziare la vendemmia. Ma non sarà una vacanza, la vendemmia è una attività molto provante che fa emergere tratti della personalità sconosciuti e sto pensando di coinvolgere prima o poi tutto il gruppo come attività di team building” ha raccontato ridendo.
Per migliorare l’affiatamento il gruppo di SonicJobs si incontra fisicamente un paio di volte all’anno. In questi giorni il team italiano lavora assieme a Cagliari nella sede di The Net Value e qui ho l’occasione di parlare anche con Marco Zoncu, ingegnere informatico di origine oristanese che ha scelto di unirsi al progetto non solo perché ci crede ma anche perché grazie al modello organizzativo full remote ha potuto scegliere il luogo dove vivere.
“Mi sono laureato a Pisa e ho deciso di tornare in Toscana per dare la possibilità ai miei figli di studiare in università eccellenti dal punto di vista didattico e della ricerca scientifica” ha raccontato Marco che in questo momento, tra le varie cose, si sta occupando della selezione di nuove persone da aggiungere al team, perché la tecnologia sviluppata da SonicJobs è unica al mondo e i risultati in termini di clienti e fatturato stanno arrivando.
“Cerchiamo soprattutto figure tecniche, come architetti del software ed esperti di machine learning. Qualunque sia il profilo puntiamo però soprattutto a trovare persone che abbiano inventiva e il coraggio di proporre soluzioni nuove”. “ll nostro modello di lavoro – ha proseguito – è molto british, diamo molta fiducia e autonomia alle persone ma spetta poi a loro dimostrare di meritarle”.
L’Italia non sta attraversando un bel momento dal punto di vista economico. Il problema non è il PIL che cresce meno delle aspettative o lo spread che sale. Questi sono solo sintomi. La causa del male è più profonda e ha a che fare con la fiducia nel futuro. Tolte alcune eccezioni (le regioni del Nord Est) il Paese non sembra essere preparato a competere in un mondo sempre più globalizzato, perché incapace di cambiare cultura e mentalità. La storia di SonicJobs è però una boccata d’ossigeno che alimenta la speranza. La dimostrazione che con il talento e il coraggio si può puntare a conquistare i mercati internazionali anche partendo dall’Italia.