Pasticceri dolcemente diversi e caccia al tesoro con cadavere: due startup puntano su inclusività e territorio
Gli studenti dell’Istituto Professionale di Avola sono un esempio di imprenditoria inclusiva nel settore dolciario. La storia di Bari a portata di App grazie ad un gruppo di ragazzi innamorati della propria terra.

Uno dei temi caldi del nuovo anno è senza dubbio l’inclusività, ossia la tendenza ad estendere a tutti gli individui, senza distinzione di sesso e di razza, la possibilità di accedere a determinati servizi/attività e a godere dei medesimi diritti. Se ne parla tanto, alcune barriere sono cadute, molti gli sforzi da intraprendere per trasformare l’inclusività da “tendenza” a best practice.
Le realtà imprenditoriali piccole sono tra le più attive e socialmente impegnate
Per Istituti di Credito e grandi Aziende è relativamente semplice farsi portavoce di, e concretizzare, valori importanti che sensibilizzino dipendenti e pubblico. Per le piccole realtà è più complicato, nonostante alcune di esse fondino la propria ragion d’essere sull’integrazione, le pari opportunità, l’inclusività. Tra i protagonisti della rivoluzione sociale in atto molti giovanissimi startupper. In barba ad ignoranza e pregiudizi.
Istituto Majorana di Avola: la pasticceria inclusiva degli adolescenti
Addirittura adolescenti i protagonisti del progetto Dolcemente Diversi, nato da un’idea degli alunni dell’Istituto Professionale Majorana di Avola, in provincia di Siracusa. Nel Dicembre 2019 il progetto è entrato nelle graduatorie regionali e ha ricevuto i finanziamenti necessari per diventare start up. A partire da Febbraio 2020 alunni normodotati e alunni diversamente abili collaboreranno allo sviluppo di una vera attività imprenditoriale di “pasticceria inclusiva”, per gli indirizzi Enogastronomico e di Amministrazione, Finanza e Marketing (Afm). I ricavi dell’attività saranno reinvestiti all’interno dell’Istituto. Il dirigente scolastico, Fabio Navanteri, e il presidente della Onlus SuperAbili, Giuseppe Cataudella, plaudono con entusiasmo all’iniziativa esemplare che, ci si augura, traini con successo altre start up.
La tecnologia a supporto di servizi culturali che istruiscono divertendo
Un gruppo di giovani baresi, oggi poco più che trentenni e innamorati del proprio territorio, nel marzo 2017 hanno fatto parlare di sé in relazione ad un’iniziativa davvero brillante: coinvolgere turisti e passanti, armati di smartphone, in una sorta di caccia al tesoro multimediale, culturale, tra le vie del centro storico di Bari. L’idea nata da Tou.Play, startup dell'Università degli Studi di Bari e di BaLAB, laboratorio di contaminazione delle idee imprenditoriali dei giovani pugliesi innovativi, ha ricevuto nel 2018 i finanziamenti del Progetto regionale Pin. In cerca di Enti e Istituzioni Culturali interessati a sfruttare la componente ludico tecnologica per acculturare turisti e non, alcuni giovani hanno accettato la commessa del Museo Civico di Bari: Arturo Del Muscio, Giacomo Carlucci, Aldo Campanelli, Andrea Natale e Anna Di Maggio trascineranno i visitatori, sempre tramite App, in una spy story vissuta in prima persona con tanto di delitto, cadavere e collezioni da recuperare.
La gamification nel settore storico artistico per coinvolgere attivamente i turisti
Bari, tengono a precisare i fondatori della start up, come tutta la Puglia, non è solo terra di mare e prelibatezze enogastronomiche, ma anche una Regione ricca di Storia e meraviglie artistiche. La modalità di fruizione delle informazioni turistiche e culturali, tradizionalmente affidate al supporto cartaceo, sta diventando obsoleta. Per non disperdere la memoria storica, ben vengano servizi tecnologici multimediali capaci di istruire e divertire allo stesso tempo.