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[Intervista] "Vi svelo gli errori da evitare sui social per non compromettere la propria carriera"

Tiscali News ha sentito Fulvio Julita autore di “Raccontarsi online”

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
Narrazione sui social: gli errori da evitare per non compromettere la propria carriera

“Noi essere umani siamo animali sociali da sempre ma stiamo utilizzando le piattaforme di comunicazione digitale relativamente da poco tempo e ancora non abbiamo piena dimestichezza. Ci dobbiamo ancora formare una cultura e per questo motivo penso sia importante continuare a leggere e a studiare” spiega Fulvio Julita all’inizio della chiacchierata su “Raccontarsi online” il suo ultimo libro dedicato all’arte dello storytelling, appena pubblicato da Hoepli. Un testo che rivede i principi della narrazione online alla luce dei più recenti cambiamenti delle piattaforme digitali di comunicazione che “sono sempre meno social network e sempre più canali di intrattenimento e informazione”.

Partiamo dalle aziende e dai liberi professionisti, ovvero dai destinatari principali del tuo libro. Che tipo di storie dovrebbero raccontare?
“Il tema è molto ampio ma può essere sintetizzato con una sola frase: devono raccontare i problemi che ogni giorno risolvono ai clienti. Questo è il modo migliore e più semplice per farsi capire”.

Uno degli aspetti più interessanti di "Raccontarsi online" è che viene dedicato spazio anche allo storytelling dei lavorator dipendenti. Anche loro dovrebbero parlare dei problemi che risolvono ai clienti?
“In questo caso esistono alcune criticità che è meglio chiarire. La prima è che non sempre le aziende vedono di buon occhio chi usa gli strumenti di narrazione online per parlare di questioni interne. A mio avviso è meglio che i lavoratori dipendenti si concentrino su una narrativa basata sulle opinioni, ovvero sull’esporre il proprio punto di vista su questioni generali inerenti il proprio ambito professionale”.

Ci puoi fare un esempio concreto? 
“In questo momento chi lavora nel mondo digitale potrebbe raccontare quello che pensa sull’avvento dell’intelligenza artificiale e di applicazioni come ChatGP, che stanno facendo un grande rumore. E' solo il primo esempio che mi viene in mente. Le possibilità sono tantissime". 

Fulvio Julita

Molte persone usano i social per parlare del proprio privato: cene con gli amici, viaggi ecc. Chi decide di fare storytelling a fini professionali dovrebbe rinunciare a questo tipo di narrazione?
“Mettere in gioco la propria sfera privata non è giusto o sbagliato. Se questo viene fatto consapevolmente allora anche questo tipo di comunicazione è utile per raccontare agli altri la propria identità. Il giusto mix tra privato e professionale credo che sia la cosa più opportuna”.

Cosa significa consapevolmente?
"Con una narrazione social si mette in scena la migliore rappresentazione di se stessi come professionisti ed esseri umani. Si tratta ovviamente di una finzione, di una maschera, ma non è niente di diverso da quello che facciamo anche fuori dai social. C’è però un rischio di cui bisogna essere consapevoli e che bisogna evitare: l’autoreferenzialità. Per chi decide di raccontare se stesso sui social la prima preoccupazione non deve essere quella di mettersi in mostra ma di dare valore agli altri attraverso il proprio racconto”.

In che modo si crea valore per gli altri?
"Parlando della nostra quotidianità privata o lavorativa per trasmettere informazioni, insegnamenti universali ed emozioni. Non tutti riescono ancora a farlo ma senza alcun dubbio questo è il tipo di narrazione che crea più valore per noi stessi e per chi ci legge online". 

 

 

 

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   

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