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Dimissioni in massa da Twitter mentre Musk finisce in tribunale per un compenso da 56 miliardi

Centinaia di dipendenti del social scappano dalle nuove regole di lavoro imposte dal tycoon che però dovrà difendersi in tribunale per un compenso "mostruoso" ricevuto da Tesla nel 2018

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
Dimissioni in massa da Twitter mentre Musk finisce in tribunale per un compenso da 56 miliardi
Elon Musk (foto Ansa)

Elon Musk continua a rimanere al centro della cronaca per una serie di eventi che devono far riflettere sugli eccessi a cui è ormai giunto il capitalismo iperliberista americano. L’ultima notizia in ordine temporale è la fuga in massa dei dipendenti di Twitter. A Musk non è bastato mandare a casa la metà del personale pochi giorni dopo l’acquisizione del social network e sospendere con effetto immediato lo smart working. Mercoledì ha inviato una email ai dipendenti dando due giorni di tempo “per scegliere se dare tutto o licenziarsi”.

La comunicazione è stata inviata con il titolo “A Fork in the Road” ovvero “Un bivio nella strada”. Il nuovo proprietario di Twitter ha annunciato che “per costruire Twitter 2.0” l’azienda “dovrà essere estremamente dura”. I dipendenti “dovranno lavorare per molte ore al giorno ad alta insensità” perché “solo prestazioni eccezionali costituiranno un voto di sufficienza”. L’email si è conclusa con l’invito a scegliere entro le 17.00 del  giorno dopo (giovedì) se restare (cliccando in un apposito link) oppure se andare via con 3 mesi di indennità.

Come è facile immaginare l’iniziativa è stata una vera e propria bomba che ha innescato un fuggi fuggi dall'azienda. Centinaia di dipendenti (secondo alcune voci addirittura 1000 su 3500) hanno deciso di licenziarsi. Il numero dei dimissionari ha superato le previsioni di Musk che è dovuto correre ai ripari offrendo la possibilità di lavorare in smartworking. Ma, secondo quanto raccontato dai media americani, l’apertura del miliardario non avrebbe sortito molti effetti. 

Chi è andato via ha denunciato l’esistenza di un “ambiente tossico” all’interno dell’azienda. L’hashtag #RipTwitter (Riposa in pace Twitter) è diventato virale alimentando i dubbi sulla sopravvivenza della piattaforma.

Il doppio colpo dei licenziamenti e delle dimissioni di massa sta già compromettendo il corretto funzionamento del servizio e non è un caso che Musk abbia richiamato al lavoro una parte dei dipendenti mandati via inizialmente. Il timore più grande è che la piattaforma non sia più in grado di controllare la qualità dei tweet e impedire l’esplosione dei contenuti d’odio. Paura che sta già allontanando gli inserzionisti pubblicitari.

Nel frattempo Musk ha anche trovato il tempo di licenziare con un tweet un ingegnere di Twitter che pubblicamente ha contestato alcune affermazioni del tycon sulle prestazioni tecniche del social. 

Notizie importanti sono arrivate anche da Tesla ma in questo caso ad essere finito sulla graticola non sono i dipendenti ma Elon Musk. Il patron  della casa automobilistica dovrà difendersi in tribunale dall’azione legale avviata da altri azionisti contro il compenso “mostruoso” di 56 miliardi di dollari ricevuto nel 2018 sotto forma di opzioni sul titolo azionario.

L’accusa degli azionisti è che il compenso ricevuto (che fa impallidire quello di qualunque altro amministratore delegato del mondo) non è meritato perché Musk ha troppi incarichi per essere considerato un ceo a tempo pieno di Tesla. Spetterà ora all’uomo più ricco del mondo dimostrare ai giudici di essersi meritato i 56 miliardi di dollari ovvero quanto un lavoratore medio americano guadagnerebbe  lavorando 1 milione di anni!  

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
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