La potenza è nulla senza controllo: l'innovazione 4.0 in agricoltura diventa indispensabile
La visione di Mr. Joaquin, al secolo Raffaele Pagano, produttore di vini d’eccellenza assoluta nel cuore dell’Irpinia
“La potenza è nulla senza controllo”, così ventotto anni fa recitava l’iconico slogan pubblicitario dei pneumatici Pirelli. Dopo anni dal conio del celebre spot delle gomme per automobili, Mr. Joaquin - al secolo Raffaele Pagano - decide di produrre vini d’eccellenza assoluta nel cuore dell’Irpinia, adottando il principio del controllo assoluto in una zona vitivinicola dalle grandissime potenzialità: qui nasce l’azienda Joaquin.
Fiano e aglianico sono i vitigni d’elezione per l’idea di viticultura di Raffaele Pagano, il dogma è l’eleganza nel bicchiere e il radicamento, forte anzi fortissimo, col territorio d’origine. Lo sguardo rivolto alla suddivisione dei vigneti in cru (appezzamenti di vigna, parcelle di vitato), come fanno i francesi in Borgogna per esaltare le peculiarità di ogni vino e soprattutto controllo maniacale dal vigneto alla bottiglia.
Per stressare ancora di più questo concetto, l’azienda Joaquin si è dotata della soluzione di agricoltura4.0 di Linkem4farm, attualmente la più completa sul mercato. Attraverso attrezzature sofisticate come l’Agrometeo (che offre la possibilità di monitorare parametri come la velocità del vento, temperatura, umidità e precipitazioni piovose), e Modelli Previsionali di Difesa (prevenzione di malattie della vite con un anticipo sulla problematica fino a sette giorni e conseguente ottimizzazione dei trattamenti), si riesce ad ottimizzare l’annata raccogliendo e mettendo in cantina la miglior uva possibile.
Incontriamo Raffaele Pagano nel suo quartier generale di Contrada Carrani a Montefalcione (AV) e, mentre i tecnici di Linkem4farm installano la sensoristica necessaria a monitorare le vigne, approfittiamo per porgergli qualche domanda.
Raffaele, in che direzione sta andando il mondo del vino di qualità?
“Oggi l’innalzamento della comunicazione del vino fa sì che il consumatore finale sia sempre più informato. Se fino a qualche anno fa la suggestione dell’etichetta indirizzava la scelta finale dell’acquirente, oggi il focus è sulla qualità assoluta del prodotto in bottiglia. Tradizione e innovazione, questa è la sfida per il futuro. Non pianterò mai un vitigno come il viognier che non appartiene al territorio. Allo stesso tempo, per tutelare la tradizione devo costantemente monitorarla utilizzando la tecnologia”.
In pratica potenzialità del territorio mixate al controllo tecnologico.
“Esattamente, oggi per produrre un vino territoriale occorre studiare i terreni dove sono piantati i vigneti, le loro esposizioni, estrarre i dati con la tecnologia, leggerli e intervenire così al momento giusto se occorre. Un vigneto può offrire diversità sostanziali a pochi metri di distanza, la parcellizzazione dei vigneti è fondamentale, l’equilibrio nel vino a volte si va a trovare con più annate della stessa parcella”.
Che ruolo spetta oggi all’innovazione tecnologica in vigna?
“E’ un supporto imprescindibile: occorre sapere in tempo reale cosa succede, ed avere una memoria storica. Le curve degli andamenti pedoclimatici sono fondamentali per ottimizzare gli interventi in campo in funzione dell’annata”.
Parli di andamento pedoclimatico, anche l’irrigazione mirata sarà una freccia nell’arco del viticultore?
“Al momento no, almeno nel mio territorio. Probabilmente per le generazioni future si creerà il problema ma scattando la foto ad oggi lo escludo”.
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