Il futuro del lavoro in Italia: robot, intelligenza artificiale e la sfida dell'occupazione
Quali sono i numeri del mercato del lavoro italiano? Secondo i dati diffusi dall'Istat il tasso di disoccupazione a settembre 2023 è stato pari al 7,4%, in lieve aumento (+0,1%) rispetto al mese precedente. Il tasso di disoccupazione giovanile è stato pari al 21,9%. In termini assoluti, sempre con riferimento al mese di settembre, in Italia c'erano 2,6 milioni di persone disoccupate. Non sono dati drammatici ma non si può nemmeno dire che siano positivi, in particolar modo quello della disoccupazione giovanile.
Eppure secondo alcuni studi in Italia mancano lavoratori. Da poco è stato il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini, a lanciare l’allarme. “Nel nostro Paese – ha denunciato – ci sono 316 mila posti vacanti che costano 28 miliardi di euro l’anno, l’1,5% del Pil”. Le cause? Per Gardini sono tre: mismatch tra domanda e offerta (ovvero le imprese cercano competenze che i lavoratori non hanno), grandi dimissioni e demografia. "Il lavoro continua a esserci ma i lavoratori continuano a mancare e ciò non consente alle imprese di spingere sull'acceleratore così come potrebbero" ha avvertito Gardini.
La tesi sostenuta dal presidente di Confcooperative è stata supportata anche da uno studio di Prometeia che ha valutato gli effetti sull’economia italiana dell’uscita dal lavoro dei babyboomer che hanno raggiunto l’età della pensione: una carenza di 100 mila lavoratori all’anno in Italia, fino al 2023. Sempre secondo Prometeia il nostro Paese dovrà sostituire circa 500 mila lavoratori l'anno che andranno in pensione in questo decennio e le generazioni più giovani, che sono numericamente più esigue rispetto a quelle nate tra gli anni 50 e i primi anni 60, potrebbero coprire solo circa 400 mila posti, anche se avessero tassi di occupazione in linea con le migliori pratiche europee. A complicare la situazione – ha aggiunto Prometeia - i disoccupati in cerca di impiego e gli inattivi spesso non possiedono le competenze richieste dalle aziende. Ritorna a galla dunque il problema del mismatch.
Nelle stesse ore in cui Gardini e Prometeia lanciavano l’allarme sulla carenza di lavoratori in Italia, il fondatore di Tesla, Elon Musk, chiacchierando amabilmente con il premier inglese, Rishi Sunak, all'AI Safety Summit 2023, organizzato dal governo britannico, forniva un quadro del futuro diametralmente opposto. Musk ha ribadito la sua convinzione che “l’intelligenza artificiale sarà la forza più dirompente della storia” perché “sarà in grado di fare praticamente tutto” e “consentirà al genere umano di liberarsi dalla necessità di lavorare”. L’uomo più ricco del mondo prevede dunque un futuro in cui “non dovremo più lavorare e potremo concentrarci sulle cose veramente importanti come pensare al senso della vita”.
Sentire queste cose da Musk fa impressione considerando che lavora 14/15 ore al giorno e pretende che a farlo sia anche i suoi dipendenti, però un altro tipo di coerenza bisogna riconoscergliela: sta investendo milioni di dollari per sviluppare il Tesla Robot, l’androide che a suo avviso sarà in grado di cancellare per sempre il lavoro manuale umano.
A credere nei robot lavoratori non è solo Elon Musk. I cinesi dimostrando ancora una volta di pensare in grande e a lungo termine si stanno preparando alla produzione in massa di androidi. Nelle intenzioni del governo si dovrebbe partire già nel 2025. L’obiettivo è affidare il futuro dell’industria cinese a una nuova classe operaia formata non da essere umani ma da robot umanoidi. I motivi che stanno spingendo Pechino a questa nuova (ennesima) rivoluzione sono simili a quelli denunciati da Gardini e Prometeia: carenza di lavoratori a causa dell’invecchiamento della popolazione e del calo della natalità.
Mettendo assieme tutti i puntini qual è la conclusione? Molto semplice: per una serie di motivi (invecchiamento, mismatch tra domanda e offerta di lavoro) le aziende italiane avranno sempre maggiore difficoltà a trovare lavoratori nei prossimi anni e risolveranno il problema utilizzando robot e intelligenza artificiale. I progressi tecnologici sono velocissimi, altre nazioni stanno già puntando con decisione su questa via e (altro dato da considerare) le macchine sono più economiche rispetto al lavoro umano. L'abbraccio tra robot e imprenditori appare sempre più inevitabile.