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L’intelligenza artificiale come Frankenstein: uno dei padri della tecnologia ora teme la sua creatura

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   

Il Nobel per la Fisica del 2024 è stato assegnato a John Hopfield e Geoffrey Hinton due padri dell’intelligenza artificiale. Tra i due Hinton è il più celebre. La stampa si era già occupata di lui nel maggio del 2023 per raccontare il suo addio a Google dopo dieci anni. Motivo del divorzio? Il bisogno, da parte dello scienziato, di poter parlare liberamente dei pericoli associati all’intelligenza artificiale.

Ed in effetti Hinton in più di una occasione ha manifestato i suoi timori sull’IA che a suo avviso avrà conseguenze sull’umanità paragonabili alla rivoluzione industriale. Ci troviamo di fronte a un punto di svolta nella storia umana. Purtroppo questo aspetto non è ancora chiaro né alla maggioranza dei cittadini, né alla maggioranza dei politici che tendono a sottovalutare gli effetti dell’intelligenza artificiale. L’assegnazione del premio Nobel a Hinton è l’occasione per riepilogare le sue preoccupazioni più grandi su una tecnologia dirompente che nessuno al mondo conosce meglio di lui. 

Prima preoccupazione: SUPERIORE INTELLIGENZA DELLE MACCHINE
Hinton teme che i sistemi di intelligenza artificiale possano diventare più intelligenti degli esseri umani in un futuro prossimo.

Seconda preoccupazione: DISINFORMAZIONE
Il neo premio Nobel teme la capacità dell'IA di generare e diffondere fake news capaci di influenzare elezioni politiche e generare conflitti globali.

Terza preoccupazione: IMPATTO SUL LAVORO
Hinton ha avvertito che l'IA potrebbe portare alla perdita di milioni di posti di lavoro nei paesi occidentali.

Quarta preoccupazione: USO MILITARE DELL'IA
Lo scienziato è contrario all'uso della tecnologia in ambito militare, temendo che possa essere utilizzata per scopi distruttivi.

Hinton ha dichiarato di non avere soluzioni concrete per affrontare i rischi da lui individuati. Ha sottolineato la necessità di regole per prevenire abusi nell’uso della tecnologia, ma la sua ammissione di impotenza di fronte alle sfide che pone l’intelligenza artificiale è un avvertimento inquietante che riporta alla memoria Frankenstein, il celebre romanzo scritto dall'inglese Mary Shelley nel 1818, che ammoniva sui pericoli della ricerca scientifica senza limiti. Un ammonimento che l’uomo non dovrebbe mai scordare.

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
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