Se Facebook è il male esistono altre soluzioni ma non vi piaceranno

Se Facebook è il male esistono altre soluzioni ma non vi piaceranno

Facebook è il male, almeno è il pensiero che sta andando di moda negli ultimi tempi, corroborato anche dagli scandali che caratterizzano la piattaforma da un po’ di mesi.

In parallelo si nota anche una sempre maggiore disaffezione per il social network blu.

Il fatto poi che tutti se ne lamentino proprio attraverso Facebook (viva la coerenza!), e che in alternativa queste persone si spostino su Instagram (che fa parte sempre della stessa famiglia), è un altro discorso.
I più illuminati dicono basta a queste piattaforme e per protesta si rinchiudono nei gruppi di WhatsApp che, guarda un po’, è sempre della Facebook Inc.

Nessuno pensa al povero Twitter, il mio primo vero amore social, il quale rimane a languire tra bot e account inattivi, a parte un nocciolo duro di utenti che resiste strenuamente.
Pinterest pare essere fuori discussione: molte persone non sanno neanche che esiste, e comunque è una nicchia completamente differente.
Snapchat rimane inascoltato, almeno qua in Italia, e Tik Tok...beh non vorrete mica mettervi a fare le lipsync come i bimbiminkia, anche se questi stessi bimbiminkia arrivano a guadagnare varie migliaia di euro al mese...

Ad ogni modo per i puristi nessuno di queste piattaforme sarebbe la vera soluzione, perché tutte tracciano e profilano.

Sembra non esistere alternativa, eppure guardando più in là le soluzioni si trovano.
Il punto è: sono altrettanto appetibili?

Le alternative ai social network più popolari, ma che siano più rispettose della privacy dei loro utenti oppure meno soggetti al controllo dei Governi, non mancano.

E tutte ricadono sotto la magica categoria delle piattaforme decentralizzate, a quanto pare l’unico sistema che permette una vera democratizzazione del web.
In questa tecnologia non esiste un server principale, di conseguenza viene a mancare un controllo centrale.
Questo previene forme di censura.

Minds: per molti, ma non per tutti.

Minds vuole essere una piatatforma innovativa per il libero pensiero.
Piace ad attivisti, complottisti, e a persone le quali semplicemente vogliono esprimere i loro pensieri e le loro teorie, sapendo di trovare all’interno di questa community terreno fertile per discussioni.
Che poi questo avvenga o meno è un altro discorso: ogni gruppo umano è composto...da esseri umani, quindi soggetti alle dinamiche tipiche di ogni tribù.

Eppure pare funzionare.

Ciò che attira altre persone sulla piattaforma è un sistema di guadagno basato su una loro criptovaluta.

La versione web della piattaforma e le rispettive App per smartphone sono molto gradevoli da utilizzare.

Tuttavia a mio giudizio la piattaforma è limitata alla lingua Inglese e nei contenuti, principalmente a sfondo attivista.

Steemit: una blockchain (e criptovaluta) fatta ecosistema social.

Steemit è molto più di un social network: nel tempo si è configurato come un vero e proprio ecosistema di canali social che sfruttano una blockchain comune, il che ne garantisce anche l’interoperabilità:

Steemit: il canale principale, una piattaforma di blogging a tutto gli effetti.
Qui è possibile scrivere, incorporare video e molto altro.
Immancabile lo spazio dei commenti.

Ciò che ha reso appetibile questa piattaforma è la sua stretta connessione con la rispettiva criptovaluta, lo Steem: man mano che le persone votano i vostro post oppure i vostri commenti voi guadagnate (il procedimento è un po’ più complesso, ma l’idea resta questa).

Nonostante la lingua principale resti l’Inglese, presenta una forte e coesa community italiana che, se siete in cerca di commenti seri e profondi, vi suggerisco di valutare.

Esistono anche molte community in inglese molto valide, popolate da persone sempre desdierose di aiutare chi sta iniziando.
Discord è l’App di messaggistica privilegiata.

Steepshot: basato su foto e altre immagini.
Condividete una foto, altre persone possono commentare, mettere like, seguirvi.

E se state facendo un parallelismo con Instagram complimenti avete centrato il punto.

Anche qui la vostra attività può portare a farvi guadagnare Steem, che vanno a sommarsi con gli Steem che eventualmente state guadagnando con la rispettiva piattaforma blogging.

Dtube: esatto proprio quello che state immaginando, e si va a coniugare con Dlive.

Zappl: microblogging per messaggi brevi e veloci.
Purtroppo il futuro di questo canale rimane incerto.

L’idea di un guadagno diretto ha spinto vari blogger e Youtuber verso questi canali.

Pleroma: dove ogni utente può inventarsi il suo network.

Se l’universo Steemit punta su una blockchain ben chiara e riconosciuta Pleroma va oltre, e permette ad ogni utente dotato di buona volontà (e buone capacità tecniche), di costruirsi un suo nodo e quindi una sua community.

Per tutti gli altri non rimane che unirsi a community già formate, ognuna con le sue regole.
L’interoperabilità permette di trasferirsi da una community all’altra.

E’ veramente tutto oro quello che luccica?

Queste citate sono solamente alcune delle opzioni per chi volesse fuggire dai social network mainstream.

Con la diffusione delle blockchain e delle criptovalute sono sorte molte piattaforme che sfruttano la decentralizzazione per prometterci libero pensiero e proprietà dei nostri dati, e guadagni diretti dalle nostre attività senza dovere stare ai filtri e ai capricci di qualche Organizzazione centrale.

Questo ha attirato numerose persone le quali, alcune stanche delle imposizioni dall’alto, altre in cerca di guadagni non mediati da terzi, si sono spostate verso questi nuovi canali.

Tuttavia non è tutto oro quello che luccica.

Si tratta di un terreno vergine, e quindi a tratti selvaggio, in cui i vari canali non hanno ancora un’identità ben definita, e forse non è nelle loro intenzioni averla.

Inoltre molte di queste sono relativamente nuove, non hanno ancora potuto resistere alla prova del tempo, e quelle che stanno reggendo spesso sono molto frammentate.
Da una parte la decentralizzazione ci garantisce che questi social network non potranno mai venire spenti, dall’altra a cosa ci serve un social network in cui sono rimaste poche decine di abitanti?

Anche l’idea del guadagno delle criptovalute presenta i suoi limiti: in questi casi parliamo di criptovalute minori, deboli e instabili, che quindi non garantiscono un certo valore.

Nessuna criptovaluta al momento lo fa, ma qui siamo ancora al livello per cui la valuta sulla quale avevamo puntato tanto potrebbe anche perdere ogni valore oppure venire chiusa.

Anche la fruizione delle piattaforme in sè non è sempre all’altezza in termini di esperienza di utilizzo, e in alcuni casi siamo ben lontani dalle App scintillanti e performanti a cui ci hanno abituato i social network del mainstream.

Il futuro social è decentralizzato?

Forse, e a me piace pensarlo, e una fetta di Mondo si sta spostando in quella direzione.

Forse siamo all’alba di una nuova consapevolezza digitale, ci stiamo dando delle regole, ma la strada è ancora lunga.

Soprattutto molte di queste piattaforme devono uscire da versioni beta che sembrano eterne, ed abbracciare il pubblico sia in termini di comunicazione che di esperienza utente.

E se hai suggerimenti, riflessioni, considerazioni, oppure altre piattaforme da indicarci, scrivile nei commenti e ne parliamo insieme.