Raccontare il proprio isolamento su Internet: come può aiutarvi
Raccontare i propri vissuti in questo periodo di isolamento può aiutare ad affrontarlo, ma dobbiamo farlo nel modo giusto, e grazie al digitale è possibile

Una delle cose peggiori dell’isolamento è la mancanza del contatto con il prossimo, inteso non solamente come contatto umano, ma anche come impossibilità di condividere i propri sentimenti, le proprie emozioni, i propri vissuti.
Siamo animali sociali, e in quanto tali siamo naturalmente portati a ricercare altri nostri simili con cui condividere la nostra vita.
Non è solamente una questione di sopravvivenza, perché insieme siamo più forti.
Il potere della narrazione
Dal diario personale alla raccolta delle lettere inviate ai nostri cari, passando per l’album fotografico non è solamente una questione di collezionismo o di ricordi.
Mantenere un diario delle nostre giornate ci permette di rivedere a posteriori ciò che abbiamo vissuto nel passato, ma con occhi nuovi.
Pensate a quando da adulti ritrovate un vostro diario personale che tenevate quando eravate bambini: pensate a quando rileggete con tenerezza quei drammi che a voi sembravano enormi.
E’ come rivedere voi stessi in un modo nuovo.
E la raccolta delle lettere e delle cartoline, così come le foto delle vostre vacanze vanno a comporre la narrazione dei vostri affetti, delle vostre estati o di altri momenti che per voi sono stati importanti.
Ma narrare ha dei benefici anche nel momento presente, soprattuto in momenti di difficoltà e di isolamento.
Nel momento in cui vi fermate per ragionare su cosa racconterete e come la racconterete state operando una riflessione su voi stessi e sulle giornate che state vivendo.
Vi obbliga non solo a ragionarci sopra, ma nel pensare a come proporre questo al pubblico state maneggiando il vostro vissuto, lo state osservando dall’alto e quindi in modo più distaccato, gli state fornendo una nuova interpretazione: state ristrutturando l’esperienza e questa ristrutturazione tornerà a voi e vi mostrerà un nuovo modo di vedere la questione.
In altre parole: raccontare la vostra esperienza vi permette di darle un nuovo senso e un nuovo significato, andare al di là dell’impeto e dell’impulso del momento e, perché no?, anche aiutarvi ad emergere da una sensazione di sprofondamento e di impotenza.
Il potere del Digitale nella narrazione delle nostre esperienze
Il Digitale in tutto questo ci offre un’opportunità che prima era molto più difficile da cogliere: raccontare le nostre esperienze e i nostri vissuti in modo più agevole.
Grazie ad una comunicazione istantanea con le altre persone noi possiamo rimanere in contatto con i nostri cari come fossero vicini a noi e non solo: abbiamo anche la possibilità di riunirci e di condividere nel senso di mettere insieme, in comune, i nostri vissuti e le nostre emozioni.
In questo il Digitale ci permette di creare una narrazione condivisa, che quindi esce dalla narrazione soggettiva di me in quanto singolo e mi inserisce all’interno di un vissuto di gruppo.
Qui la percezione di ciò che sto vivendo cambia, perché si arricchisce delle visioni delle altre persone con cui sono in contatto o, meglio, con cui sto facendo gruppo.
Non ci sentiamo più soli.
Raccontando insieme i nostri vissuti diamo un nuovo senso agli incubi che stiamo vivendo, alla paura, all’incertezza di quello che ci aspetterà dopo.
Soprattutto quando non abbiamo avuto modo di entrare gradualmente in questi cambiamenti, ma siamo stati buttati dentro come nella fossa dei leoni.
E’ una narrazione differente da quella a cui siamo abituati sul Web, perché noi raccontiamo tutti giorni, ma lo facciamo come singoli e senza una struttura, spesso più uno sfogo che una vera propria narrazione consapevole.
Qui stiamo parlando di un’organizzazione di gruppo che al termine ci offrirà una visione collettiva della vicenda.
Una narrazione il cui obiettivo a breve termine è “creare una fune condivisa di galleggiamento emotivo in questa emergenza dando voce a tutte/i attraverso ciascuna/o”, come ci dicono i ragazzi del progetto Chiamateci Ismaele dell’Università di Urbino, che ha come obiettivo quello di raccogliere le narrazioni dei cittadini della propria città per fornire un significato di gruppo.
Come possiamo farlo noi con i nostri cari o i nostri amici?
Prima di tutto è necessario definire insieme un livello di privacy: volete raccontare le cose tra di voi, oppure le volete condividere con il pubblico di Internet?
La seconda opzione può sembrare un po’ troppo osè, tuttavia può avere un senso per entrare in contatto con altri gruppi e quindi arricchire ulteriormente le vostre narrazioni e sentirvi ancora meno isolati.
Nel primo caso un gruppo di WhatsApp può andare benissimo, ma potete anche trovare altre forme, come ad esempio un album fotografico digitale condiviso tra voi, in modo che ognuno possa inserire le foto i piccoli video della quotidianità che andranno a comporre una storia di gruppo.
I più tecnologi possono anche costruire un minisito privato in cui potere scrivere i propri pensieri in modo più strutturato e approfondito di quanto sarebbe possibile con un semplice messaggio.
Esistono molte piattaforme gratuite che permettono la creazione di blog.
Esistono anche varie App che dedicate alla costruzione di un diario condiviso, anche se il mio consiglio è quello di pensare ad una soluzione che possa rimanere anche al termine della situazione di isolamento: sarà bello dopo qualche anno andare a rivedere la vostra storia.
Se invece desiderate condividere la vostra storia di gruppo con il pubblico di Internet un minisito può fare al caso vostro e vi offre l’assoluto controllo, ma non è l’unica soluzione.
Potete ad esempio ideare un hashtag che sia unico e molto particolare per il vostro specifico gruppo, e pubblicare i vostri post utilizzando quell’hashtag: in questo modo potrete sempre accedere alla storia del vostro gruppo allontanandovi dal rumore distraente tipico dei social network.
L’hashtag può essere riferito alla vostra famiglia, al gruppo di amici, al vostro quartiere oppure ai vostri colleghi: lo decidete voi.
Un’altra soluzione potrebbe essere la creazione di un account a parte il cui accesso sia permesso o a tutti i membri del gruppo, in modo che ognuno possa inserirci i propri contributi in autonomia, ma non lo consiglio perché molto macchinoso e il risultato potrebbe risultare molto frammentato.
Attenzione alla privacy!
Non è tutto oro quello che luccica, men che meno nel Web, anzi proprio qui dobbiamo stare doppiamente attenti.
Un gruppo di WhatsApp ha senso solamente se ristretto alle persone che conoscete realmente e di cui sapete di potervi fidare ciecamente, e soprattutto definite bene fin dall’inizio chi potrà entrarvi.
Non abbiate paura di essere rigidi in questa fase: si sta parlando delle vostre emozioni private!
Nel caso optiate per una soluzione pubblica ricordate che state mostrando i vostri vissuti, paure e ansie a tutto il Mondo, cosa che alcuni di voi potrebbero non trovare gradita.
Se optate per un hashtag ricordate che questo non sarà mai sotto il vostro controllo, perché chiunque potrà pubblicare i propri contenuti utilizzandolo: se questo può portare a piacevoli nuove conoscenze è anche vero che potreste trovare malintenzionati il cui unico scopo potrebbe essere quello di rovinare la vostra bella iniziativa, ad esempio pubblicando materiale spiacevole utilizzando il vostro hashtag.
Un’ottima attività da fare insieme ai vostri bambini
Se avete dei figli, soprattutto in tenera età, questa attività potrebbe essere un ottimo modo sia per trascorrere il tempo, sia per entrare in maggiore relazione con loro attraverso un’attività condivisa che ha anche un aspetto ludico e creativo.
Nel caso dei vostri figli, se optate per una soluzione pubblica, dovrete però operare il doppio dell’attenzione alla privacy, ad esempio evitando di mostrare i loro volti e soprattutto chiedendo a loro prima di publicare un contenuto che li riguarda.