[Intervista] "Vi spiego come la Lombardia sta promuovendo le sue imprese a Dubai"
Tiscali News ha parlato con Andrea Sianesi, docente del Politecnico di Milano e presidente della Fondazione omonima
"Expo è per qualunque città un’opportunità straordinaria". Non ha dubbi Andrea Sianesi, una vita da docente del Politecnico di Milano ed ora presidente della Fondazione omonima, mentre la sua Innovation House pian piano si affolla di imprenditori italiani ed emiratini.
Domanda d’obbligo, per iniziare. Perché un’elegante penthouse a Dubai Marina e non una sala riunioni ad Expo 2020?
"Expo è, per sua natura, un evento di massa, capace di attrarre milioni di visitatori. Ruota intorno ad un sito, progettato per consentire una gestione efficiente di grandi flussi di persone. Le esigenze delle imprese, però sono diverse. Chiedono di potersi incontrare in contesti meno affollati, facili da raggiungere dalla città. Ambienti informali dove incontrarsi e confrontarsi, magari su un tema di interesse specifico. A Milano abbiamo sperimentato con successo il modello Fuori Salone. Oggi lo replichiamo a Dubai".
Chi avete coinvolto nell’iniziativa?
"Innanzitutto, Regione Lombardia. Agli inizi di ottobre abbiamo inaugurato questo spazio con il Presidente Fontana ai primi di ottobre e diversi assessori hanno partecipato ai nostri eventi su energia, aerospazio, turismo. Poi il mondo delle imprese, con Assolombarda in testa. Ma anche alcuni grandi nomi dell’economia italiana hanno creduto nel progetto e lo sostengono attivamente. Anche il grande Leopoldo Pirelli, d’altronde, fu allievo del Politecnico".
Credo lo sappiano in pochi…
"Non è questa la cosa importante. Lo è, invece, che oggi Pirelli sia qui, insieme ad altre grandi imprese, per supportare il sistema produttivo lombardo. Soprattutto le aziende di piccole e medie dimensioni, per le quali l’Innovation House è un avamposto in una regione ricca di opportunità".
Che tipo di attività avete organizzato?
"Innanzitutto, abbiamo voluto dare ai nostri ospiti la sensazione di trovarsi nel nostro Paese. Via, quindi, gli arredi dell’albergo internazionale e spazio a mobili ed accessori di design autenticamente italiani. Le aziende produttrici sono state felici di darci una mano. Qui al trentottesimo piano, abbiamo voluto allestire piccoli ambienti, semplici ed eleganti, nei quali i nostri ospiti possono incontrarsi. Perfetti per una piccola riunione d’affari come per una presentazione. Al primo piano, invece, c’è uno spazio eventi. È attrezzato in modo da consentire di interagire in modalità sincrona con l’Italia. In questo modo, l’agenda degli incontri è sempre molto ricca di ospiti italiani e locali. A conclusione dei lavori, abbiamo sempre un momento di networking. Con un aperitivo in mano, è sempre più piacevole chiacchierare".
Secondo molti imprenditori, il Sistema Italia non gode del supporto dell’attività di diplomazia economica. Qual è la vostra esperienza?
"Francamente, molto soddisfacente. E non solo per le tante attività programmate nell’ambito del Padiglione Italia. L’Ambasciatore Lener è da sempre molto impegnato nella promozione del Sistema Paese e l’intera missione diplomatica ci fornisce un supporto fondamentale".
Facciamo un passo indietro. Andiamo ad Expo 2015 Milano. In che modo quella esperienza è stata utile a Dubai?
"Direi sotto due aspetti. Abbiamo accettato entrambi la sfida della realizzazione di un grande sito dedicato, distante dalla città. E quella, forse ancora più ambiziosa, di una sua piena valorizzazione al termine dell’evento. A Milano ci stiamo provando con convinzione. Dall’Ospedale Galeazzi all’MIND, sono tanti i progetti che prendono forma nel sito Expo. Forse si poteva far prima ma, mi creda, non ci siamo dati un compito semplice. E, comunque, Milano ha avuto un ritorno straordinario dal suo investimento".
In che senso, Presidente?
"Tralascio gli aspetti più evidenti, come l’adeguamento delle infrastrutture. Una per tutte, la Milano- Torino. Mi dà più soddisfazione constatare che oggi la mia città è una tappa immancabile di tutte le proposte dei tour operator internazionali. E poi, possiamo dirlo, la sfida di Expo ha liberato energie intellettuali e creative straordinarie da tutta l’Italia".
Cosa l’ha colpita di più dell’organizzazione di Expo 2020 Dubai?
"Da un lato, la capacità di pianificazione. Dall’altro, la velocità di esecuzione. E, mi creda, non è solo una questione di soldi. Dietro questo successo c’è, innanzitutto, una visione chiara e molto ambiziosa del futuro. Pensi alla missione spaziale su Marte che, all’inizio, faceva aggrottare le sopracciglia a più d’uno".
Non a caso, nel Padiglione emiratino, il primo messaggio che accoglie il visitatore è una frase di Sheikh Mohammed “Cinquant’anni fa, questo era solo un sogno”.
"Appunto. E mentre noi ed altri continuiamo a legare il futuro degli Emirati con le vicende del petrolio, qui la costruzione di una economia post-oil è iniziata da tempo. Vada a vedere i progetti della Dubai Future Foundation".
Una riflessione finale. Cosa resterà di Innovation House quando le luci di Expo 2020 si saranno spente?
"Difficile dirlo ora. Certo, sarebbe bello dar seguito al nostro progetto. Il modello funziona e l’Italia ha bisogno di essere presente attivamente nel Golfo anche nei prossimi anni".