Criptovalute: in USA e Danimarca il fisco ha scovato migliaia di trader evasori

La stessa cosa in teoria potrebbe accadere anche in Italia grazie alle transazioni pubbliche sulla blockchain

Criptovalute: in USA e Danimarca il fisco ha scovato migliaia di trader evasori

Negli Stati Uniti d'America ed in Danimarca le agenzie governative che si occupano del pagamento delle tasse hanno iniziato ad inviare migliaia di lettere ai trader che investono in criptovalute chiedendo loro di regolarizzare la loro posizione con il fisco. 

Spesso, in modo scorretto e superficiale, si tende a considerare le criptovalute come uno strumento perfetto per eludere il fisco, mentre invece al contrario possono essere uno strumento utilizzato dalle stesse agenzie governative per tracciare lo spostamento dei fondi

Infatti l'equivoco di cui sopra si basa sull'idea che le criptovalute consentano di nascondersi dietro l'anonimato. Questo è vero solo in parte, e solo quando si verificano determinate condizioni, sempre più rare

Innanzitutto le criptovalute non sono realmente anonime. Alcune in effetti garantiscono elevati livelli di privacy, come ad esempio Monero, ma la stragrande maggioranza lo sono solo in parte. 

Ad esempio le criptovalute come Bitcoin vengono definite pseudo-anonime, perchè sebbene effettivamente nel registro in cui vengono registrate le transazioni (la blockchain) non compaiono i nominativi di chi invia o riceve il denaro, questi registri sono pubblici, ed ogni mittente e destinatario è individuato da precisi codici univoci

Il fatto è che, per legge, le piattaforme che consentono il cambio di tradizionale denaro fiat in criptovalute, e viceversa, hanno l'obbligo di identificare e verificare l'identità dei propri clienti, facendoli di fatto uscire dall'anonimato. In altre parole queste piattaforme, dette exchange, consentono di associare ai codici univoci riportati pubblicamente sulla blockchain i nominativi dei mittenti di buona parte delle transazioni, rendendo pertanto tali transazioni non più anonime. 

Così, ad esempio, le agenzie fiscali possono seguire i successivi passaggi di mano dei token, grazie a cosiddette tecniche di "chain-analysis" che analizzano le transazioni pubbliche sulla blockchain rendendo decisamente difficile nasconderle al fisco. 
Per questo in Danimarca e negli USA tali agenzie sono state in grado di identificare i trader che speculano sulle criptovalute e chiedere loro di regolarizzare la loro posizione con il fisco. 

In realtà esistono delle tecniche che consentono di mantenere opache le transazioni su blockchain pubbliche, come ad esempio utilizzare criptovalute ad alto livello di privacy, ma nel momento in cui si accede ad un exchange che opera nel rispetto delle normative, e che utilizza anche valute fiat, risulta praticamente impossibile celare la propria identità

Questi exchange inoltre hanno anche l'obbligo di legge di fornire alle agenzie governative eventuali informazioni che riguardano i loro clienti, e ciò rende ormai quasi impossibile sfuggire al fisco per chi li utilizza. 

Un discorso differente si può fare solo per chi sceglie di usare le criptovalute senza scambiarle con valute fiat, e solamente se è in grado di utilizzare quegli appositi strumenti che consentono di elevare il proprio livello di privacy. Al giorno d'oggi in percentuale sono sempre di meno le persone in grado di operare in questo modo, mentre la stragrande maggioranza rientra nella casistica riportata in precedenza. Quindi non solo la stragrande maggioranza delle transazioni effettuate in criptovalute non è più opaca, ma queste addirittura consentono alle agenzie statali una maggiore facilità e profondità di analisi, alla ricerca di chi le utilizza per eludere il fisco, o per riciclare denaro sporco.