Expo 2020, la Cina a Dubai per spianare la strada alla Belt and Road Initiative: il progetto
Che i cinesi facciano sul serio lo si capisce dalle dimensioni del padiglione a pochi metri da quello degli Stati Uniti

Si chiama “Light of China” e - ça va sans dire – ha la forma di una lanterna. Ma, se il concept che ispira il padiglione cinese non può dirsi una sorpresa, non lo è nemmeno l’obiettivo del governo di rafforzare le proprie relazioni con la parte più ricca del mondo arabo. Sono ormai anni, d’altra parte, che le risorse pressoché illimitate del gigante asiatico sollecitano l’interesse dei paesi del Golfo, specie nel settore immobiliare ancora ipertrofico rispetto alla domanda del mercato interno.
Un monumento al progresso cinese
Che i cinesi facciano sul serio, lo si capisce dalle dimensioni della struttura (oltre 4.500 metri quadri, uno dei più grandi dell’Expo) e, soprattutto, dalla sua collocazione a pochi metri dal padiglione degli Stati Uniti. Il sottotema prescelto per l’esposizione, fra i tre che ispirano Expo 2020 Dubai è “Opportunity”. Di certo abbastanza ampio e stimolante per una dimostrazione muscolare di tecnologia, applicata in ogni possibile ambito. Dalle conquiste dell’aerospazio al trasporto individuale e collettivo, dalla robotica allo smart living, il percorso espositivo è ricco ed articolato.
Il progetto sullo sfondo
Sullo sfondo, ben chiaro, si staglia il tema geopolitico della Belt and Road Initiative. Uno strumento, recitano tutti i documenti ufficiali, capace di favorire progresso e cooperazione tra i popoli attraverso l’interconnessione delle infrastrutture, il libero commercio e l’apertura agli investimenti esteri. Non sorprende, a questo punto, il tema prescelto per il padiglione, ovvero “Building a Community with a Shared Future for Mankind”. Verrebbe da dire: quando un titolo è tutto un programma.