[Intervista] “I cittadini ora possono decidere come la città deve essere intelligente"
Tiscali News ha sentito Luigi Mundula, capo progetto del Piano Strategico della Città Metropolitana di Cagliari
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Le città italiane a tutto fanno pensare tranne al fatto di essere smart ovvero intelligenti. Traffico, mancanza di parcheggi, insicurezza sono problematiche con cui tutti i cittadini (da nord a sud) devono convivere quotidianamente. Le amministrazioni locali sono in evidente affanno ma un nuovo strumento potrebbe dare loro una mano: i Piani Strategici. Per capire di cosa si tratta Tiscali News ha incontrato Luigi Mundula, ingegnere, professore universitario di geografia economica e responsabile del Piano Strategico della Città Metropolitana di Cagliari.
Professore, cosa è un Piano Strategico?
"E’ uno strumento di pianificazione che definisce le strategie di medio termine di un contesto territoriale. Definire le strategie significa stabilire cosa fare e con quale ordine, quindi vuole dire anche fissare le priorità. Sono sempre esistiti ma la legge Delrio, che nel 2014 ha istituito le Citta Metropolitane, con riferimento a questi nuovi enti territoriali, li ha resi cogenti, ovvero obbligatori”.
Cosa hanno di diverso i Piani Strategici rispetto agli altri strumenti di pianificazione che possono essere utilizzati dalla pubblica amministrazione?
"La loro caratteristica principale è che sono strumenti partecipati. Cosa significa? Che la loro redazione prevede una partecipazione ampia della popolazione e dunque una condivisione degli obiettivi con tutti i soggetti del territorio (cittadini, imprese, ecc.). Questi obiettivi una volta fissati devono diventare parte integrante dell’azione amministrativa”.
Supponiamo però che cambi il colore politico dell’amministrazione in carica. Il Piano Strategico resta ancora valido?
"Questi Piani stabiliscono le strategie con riferimento ad un orizzonte temporale di medio termine, più o meno 10/15 anni. E’ dunque realistico pensare che possa esserci un avvicendamento politico, ma qualunque amministrazione, indipendentemente dalla sua natura politica, non può far finta di niente, non può non affrontare priorità fissate in concerto con la popolazione. A questo si aggiunge poi il fatto che un Piano Strategico prevede anche un aggiornamento continuo su base triennale delle priorità, in linea con i cambiamenti che avvengono nel contesto territoriale a cui fa riferimento. Quindi non è uno strumento statico ma dinamico”.
Oggi si parla molto (anche nell’informazione mainstream) di smartcity come possibile via per risolvere gran parte dei problemi che affliggono le città italiane. Un Piano Strategico può essere uno strumento che aiuta i centri urbani e i loro hinterland ad essere più intelligenti?
"Assolutamente sì. E sicuramente lo sarà nel caso della Citta Metropolitana di Cagliari".
Quali sono gli ambiti più rilevanti in cui il diventare smart porta benefici tangibili per i cittadini?
"Partirei da una premessa sul concetto di smartcity e sul ruolo della tecnologia perché spesso si fa confusione. Una città intelligente è una citta che risponde in modo efficiente ed efficace a problemi che il contesto pone. La tecnologia in sé è uno strumento non è un fine. Se ricopriamo la città di sensori potrebbe essere utile ma anche inutile. L’idea di smartness che cercherò di portare avanti nel Piano Strategico della Città Metropolitana di Cagliari è quella di una area urbana che viene messa in grado di rispondere alle sfide che ci troviamo di fronte: cambiamento climatico, sviluppo sostenibile, coesione sociale”.
Ci può fare qualche esempio concreto di utilizzo della tecnologia come strumento negli ambiti che ha appena indicato?
"Il primo che mi viene in mente è quello dei sistemi che ottimizzano la logistica nella raccolta differenziata. Quando raccogliere i rifiuti? Anziché farlo in giorni prefissati è più efficiente farlo quanto i cassonetti sono pieni. Come faccio a sapere che sono pieni? Metto un sensore nel cassonetto. Le nuove tecnologie possono poi essere utilizzate per affrontare meglio i problemi posti dal cambiamento climatico. Anziché dare avvisi di pericolo generici alla popolazione si possono inviare alert precisi (per esempio tramite app) su singole aree territoriali grazie alle rilevazioni in tempo reale dei sensori o telecamere poste a presidio dei posti più critici, per esempio importanti arterie stradali. E in questo modo informare in modo tempestivo e accurato i cittadini interessati in quanto residenti in quelle specifiche zone geografiche”.
Sul fronte della mobilità (traffico e parcheggi) cosa si potrebbe fare?
"A mio avviso all’origine di tutto c’è il numero eccessivo di auto. Il problema non si risolve costruendo più strade e più parcheggi e neanche con le auto intelligenti a guida autonoma o con le app che ci danno indicazioni sulle vie con meno traffico. Il problema si risolve solo riducendo il numero di veicoli nelle strade ovvero di mezzi di trasporto progettati per ospitare cinque persone ma che nella maggior parte dei casi guidiamo da soli. Per fare questo servono trasporti pubblici efficienti dentro la città e verso le aree esterne. Questa è la risposta corretta. Le nuove tecnologie possono fare tanto in questo senso, per esempio dando informazioni in tempo reale agli utenti sulla percorrenza dei mezzi pubblici e sui tempi di attesa, dando la possibilità di acquistare i biglietti facilmente tramite il proprio smartphone. Si tratta di soluzioni già fattibili e in alcuni casi, come nella Città Metropolitana di Cagliari, in parte già utilizzate".
Con riferimento alla Città Metropolitana di Cagliari, quali sono le priorità?
"Come ho detto prima il Piano Strategico è uno strumento partecipato per cui le priorità dovranno nascere dal lavoro di confronto tra istituzioni e cittadinanza. Quindi non affronto il compito che mi è stato affidato con priorità preconcette. In generale penso però che per qualunque area metropolitana non si possa fare un Piano Strategico senza tenere in considerazione i cambiamenti climatici. E’ impossibile in quanto è un tema destinato nei prossimi anni ad impattare su tutti gli altri ambiti”.