Facebook cambia nome e strategia ma l'operazione nasconde un trucco
L'azienda si chiamerà Meta. Un cambio di immagine che secondo molti osservatori non è altro che un tentativo per contrastare la crisi che sta travolgendo Zuckerberg dopo la divulgazione dei Facebook Papers

Le attese sono state confermate. Mark Zuckerberg ha annunciato il cambio di nome di Facebook, che d'ora in poi sarà Meta. "Siamo all'inizio del prossimo capitolo di internet e del prossimo capitolo della nostra società" ha affermato il giovane imprenditore. La nuova denominazione riguarderà però solamente la società finanziaria che controlla l’intera galassia delle aziende fondate a acqusite nel tempo e dunque Facebook, Instagram, WhatsApp e altro ancora.
"Siamo visti come un social media ma nel nostro dna siamo una società che costruisce tecnologia per connettere le persone. Mi auguro che nel tempo saremo visti come una società di metaverso" ha dichiarato Zuckerberg annunciando la novità.
La nuova parola d'ordine è metaverso
Cosa è il metaverso? Per il fondatore di Facebook “sarà un posto dove la gente potrà interagire, lavorare e creare prodotti e contenuti in un nuovo ecosistema che potrebbe creare milioni di posti di lavoro per i creatori. Un ambiente che raggiungerà miliardi di persone nel prossimo decennio”. Insomma un nuovo eldorado per tutti.
Sarà davvero così? Non semplice da credere. La creazione di un nuovo mondo popolato da avatar digitali che spendono soldi veri per prodotti virtuali potrebbe anche essere una nuova gallina dalle uova d’oro per Facebook, ma difficilmente migliorerà la vita delle persone e dei giovani. Anzi, probabilmente la peggiorerà.
Facebook nell'occhio del ciclone
E d’altronde è proprio la mancanza di sensibilità verso le persone il punto per il quale Zuckerberg è sotto attacco: la sua focalizzazione sul profitto più che sul miglioramento della società. Le rivelazioni dei Facebook Papers (ovvero migliaia di pagine di documenti interni) stanno creando un danno di immagine enorme. Files che sono stati portati alla luce da Frances Haugen, ex top manager del social, e che evidenziano la pratica sistematica di Facebook di mettere gli utili davanti a tutto.
Per favorire l’engagement degli utenti (e dunque la raccolta pubblicitaria) la società non avrebbe corretto l’algoritmo del social che favorirebbe la disinformazione e l'odio online, ovvero i contenuti a maggiore impatto emotivo. E anche la consapevolezza che alcune piattaforme (in particolare Instagram) producono effetti negativi sul benessere psicologico degli adolescenti (spinti a sembrare sempre belli e felici) non avrebbe fatto scattare contromisure adeguate. Per protesta la Haugen a maggio del 2021 si è dimessa dall’azienda.
Ma i Facebook Papers sono solo l’ultimo episodio che getta ombre sul più grande social del mondo e sul suo fondatore. Sullo sfondo rimane anche lo scandalo di Cambridge Analytica che ha messo in evidenza le gravi mancanze della società americana nella tutela dei dati personali degli utenti. Colpe ammesse dallo stesso Zuckerberg.
Un trucco per contrastare la crisi di immagine
Secondo molti osservatori la decisione di cambiare nome non è altro che una operazione di cosmetica. Ovvero il tentativo da parte di Facebook di contrastare la crisi alimentata dai ripetuti scandali cambiando immagine. Se cosi fosse sarebbe una mossa di corto respiro. Per Zuckerberg esiste solo una via di fuga: voltare definitivamente pagina e mettere al primo posto non più il profitto ma il benessere della persone. Per un giovane che a soli 37 anni vanta un patrimonio personale di 97 miliardi di dollari probabilmente sarebbe anche la cosa più intelligente da fare.