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Sui social arriva il bollino rosso contro le fake news sul Covid. Ma c’è un problema

Twitter introduce l’etichetta “fuorviante” corredata da informazioni scientifiche

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
Sui social arriva il bollino rosso contro le fake news sul Covid. Ma c’è un problema
Foto Pixabay

Le fake news sono uno dei grandi problemi dei social network. Non perché le abbiano fatte nascere ma perché hanno contributo alla loro diffusione. Nel mondo dell’informazione attuale è sempre più complesso distinguere il vero dal falso e questo diventa pericoloso quando in gioco c’è la salute delle persone.

Twitter prova a limitare le informazioni false sul Covid-19 introducendo una “etichetta” anti fake news. “Sarà utilizzata – ha spiegato la società – per contraddistinguere i contenuti che sono indiscutibilmente falsi o ingannevoli e possono comportare un rischio significativo di danni come una maggiore esposizione al virus o effetti negativi sui sistemi di salute pubblica".

Rientreranno in questa particolare categoria i tweet sulla natura del virus, sulla efficacia e sicurezza delle misure preventive, sulle terapie, ed in generale su tutte le avvertenze sanitarie volte a contrastare la pandemia. In conclusione tutti i contenuti sul Covid 19 saranno sottoposti all’occhio della censura.

Quando possibile Twitter aggiungerà all’etichetta anche un link con una spiegazione che rimanda alle istituzioni pubbliche e scientifiche.

I contenuti individuati come fuorvianti, e dunque bollati in rosso, non solo saranno esplicitamente segnalati ma avranno anche una visibilità ridotta e non potranno essere viralizzati attraverso i retweet e i mi piace. Altra misura molto importante presa dalla piattaforma è, in caso di reiterazione, la sospensione dell’account. Questo per evitare che un profilo possa pubblicare sistematicamente contenuti fuorvianti.

Il primo istinto è quello di accogliere positivamente la decisione di Twitter. Chi non è contrario alle fake news? Ma una riflessione a mente fredda sull’argomento non può che sollevare dubbi in merito ad un altro tema altrettanto importante per una corretta informazione in un paese democratico: la censura.

Chi dà a Twitter il potere di stabilire la veridicità di un contenuto? Chi esclude che quanto fatto oggi in merito al Covid-19 possa essere applicato successivamente in altri ambiti?

La censura non è mai cosa buona e giusta. Non è mai la via per risolvere il problema delle fake news e più in generale della propaganda. L’unica via è quella della consapevolezza dei lettori ovvero dei cittadini che da soli devono essere in grado di valutare e distinguere ciò che è attendibile da ciò che è fuorviante.

Per fare questo occorre lavorare molto più a monte. Occorre garantire standard elevati alla scuola, occorre garantire contenuti di qualità su tutte le principali piattaforme di informazione digitale. Questo al momento sta accadendo nei principali paesi occidentali?

Uno dei film più discussi del momento è Dont’t look up diretto da  Adam McKay e che come attori protagonisti ha Leonardo DiCaprio, Jennifer Lawrence Meryl Streep. Il film è una bella e intelligente parodia sulla società contemporanea e sulle dinamiche dell’attuale mondo dell’informazione che alla profondità dei temi privilegia la leggerezza e la frivolezza.

Una scena del film

Più che censurare le piattaforme social dovrebbero iniziare a rivedere drasticamente le logiche seguite dagli algoritmi per selezionare i contenuti nei feed degli utenti. L’ex manager di Facebook, Frances Haugen, in audizione al Congresso degli Stati Uniti ha coraggiosamente denunciato le politiche della sua ex società. ““Ho visto ripetutamente conflitti di interesse fra quello che era buono per il pubblico e quello per che era buono per Facebook e Facebook ogni volta ha scelto quello che era meglio per lei” ha affermato la Haugen.

Frances Haugen in audizione al Congresso degli Stati Uniti (Ansa)

Il punto è molto semplice: se l’unico obiettivo delle piattaforme digitali è il profitto e in nome di questo gli algoritmi vengono sviluppati in modo da diffondere contenuti divisivitossici come si può poi pensare che i cittadini siano in grado di sviluppare capacità di analisi e riflessione?

Il dramma è che al momento manca quasi del tutto una riflessione sulle conseguenze negative dei social ed in generale dell’attuale modello di informazione. Dont’t look up ha provato a farlo con l’ironia ma purtroppo il sorriso è amaro. La strada per venirne fuori è complessa ma certamente non è quella della censura.

 

 

 

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
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