Pacco aziendale, regalo per amici e famiglia? La food box, a sorpresa, arriva Daggiù
Le delizie gastronomiche del Sud viaggiano in tutta Italia grazie ad una neo startup dal cuore pugliese

Performance molto positiva quella del comparto agroalimentare italiano nel 2019, confermato da molti Osservatori e Rapporti (Federalimentare su dati Istat, ITA-ICE, Largoconsumo) concordi nel rinnovare una previsione in salita anche per il 2020, nonostante la pandemia. Grazie soprattutto all’export.
Se per le grandi realtà aziendali protagoniste della filiera del food made in Italy l’export è parte rilevante del business, e ci si augura continui ad esserlo, per i produttori locali, decentrati, farsi conoscere fuori dalle mura del proprio territorio rimane un ostacolo spesso insormontabile.
Superare le difficoltà di approccio alle nuove tecnologie, attivarsi in modalità di vendita e-commerce affidandosi, perché no, a professionisti terzi che si facciano carico di burocrazie, problemi di spedizione, sistemi di pagamento, s’è rivelata una scelta proficua già per numerosi artigiani del settore eno-gastronomico.
Per incentivare la vendita fuori porta delle leccornie tradizionali, “fatte in casa”, del Sud Italia, è nata Daggiù, start up di Bari che, in pochi mesi di attività sta riscontrando successo di pubblico su tutto il territorio, soprattutto al Nord. Tiscali News ha intervistato il giovane founder di Daggiù, Arnaldo Thomas Derosa, il cui spirito imprenditoriale è esemplare, al di là di ogni fatturato e bilancio (ancora da chiudere, perché la start up è nata a Giugno 2020, NdR).
Arnaldo, un po’ si intuisce, ma siamo curiosi di sapere l’origine del nome Daggiù. Come ti è venuta l’idea di affiancare in maniera così attiva e innovativa i produttori locali?
“L’origine del nome è stata un po’ un’epifania. Quando ho avuto l’idea del progetto, il 22 novembre 2018, è venuto subito un po’ da sé. Quando qualcuno mi chiedeva da dove venissi ho sempre risposto: “Dal Sud, Daggiù.” La tendenza di molti “dialetti” del sud Italia è quella di raddoppiare alcune lettere e così il “pacco da giù” è diventato subito il “pacco Daggiù”. Ho sempre pensato suonasse particolarmente bene per un brand! L’idea arriva da una storia personale. Mi sono trasferito a Milano a 19 anni, come nel migliore degli stereotipi, per studiare all’università. Vivere lontano da casa non è mai stato semplice e spesso ero colto da attacchi di nostalgia. I miei genitori mi mandavano da casa pacchi pieni di roba buona (che a Milano non riuscivo a trovare) e di felicità, per curare un po’ questo magone. Dopo l’università ho avuto la fortuna di trovare subito lavoro e i miei genitori hanno deciso che di pacchi non me ne avrebbero più mandati perché ormai “ero fatto grande”. Così è nato tutto, dalla necessità di vivere e far rivivere ancora quell’emozione. Ragionando sul progetto ho capito che era una grande opportunità per valorizzare il sud Italia e i propri produttori che fanno ancora le cose buone, come una volta e che spesso, purtroppo, non riescono a farsi conoscere a livello Nazionale”.
Entriamo nel dettaglio: come funziona il servizio? Che tipo di impatto emotivo ha ordinare/regalare una food box “a sorpresa”? Quali garanzie fornite a tutela del consumatore che acquista “a scatola chiusa” (ad esempio: nome dei produttori, qualità dei prodotti, certificazioni, peso del contenuto, data di scadenza, data di consegna)?
“Daggiù nasce come una Subscription Box. È possibile ordinare un pacco per un solo mese, per tre mesi oppure sei mesi se si vuole fare un viaggio più immersivo al Sud. Ci siamo chiesti a lungo se il fattore “sorpresa” potesse essere vincente e fino ad ora, così è stato! Nel pacco “classico” che mandano le famiglie, non sai mai cosa puoi trovare dentro, ma sai che sarà qualcosa che con ogni probabilità ti renderà felice. Questa è la nostra missione: fare felici i nostri clienti facendo scoprire loro i sapori nuovi o riscoprire sapori che sanno di casa.
Siamo molto pignoli nel processo di selezione dei nostri prodotti. Scegliamo accuratamente i produttori con cui collaborare attraverso il contributo di esperti del mondo della gastronomia da oltre trent’anni. Prediligiamo la filiera corta, i prodotti genuini e naturali, preparati “come una volta” con ricette tradizionali ed antiche. Stiamo riscuotendo grande entusiasmo da parte dei produttori nel partecipare a questo progetto e siamo riusciti a coinvolgere alcune realtà come Birra del Gargano, Genghi’s, Mio padre è un albero, Torrerivera e molte altre, ma siamo sempre alla ricerca di nuove realtà che abbiano voglia di partecipare al “rinascimento del Sud Italia”.
Ogni box contiene sei prodotti d’eccellenza, tra i migliori in tutto il Sud, e al momento, per scelta, non gestiamo la filiera del fresco, che implementeremo in futuro, per garantire ai nostri consumatori dei prodotti con un shelf life medio di sei mesi. Uno dei nostri obiettivi è quello di essere un’azienda etica e sostenibile, per questo motivo i nostri packaging sono completamente plastic free e riciclabili e invitiamo i nostri partner a fare altrettanto. Con l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 inviamo le nostre box del mese negli ultimi giorni con un’unica spedizione".
Da quante persone è costituito il tuo team, quale formazione avete e in che modo vi state espandendo sul territorio nazionale? Avete ganci anche all’estero? Che prospettive avete per il futuro?
“Al momento il team è composto da 6 persone ed è in continua espansione, siamo un team multidisciplinare, con competenze che spaziano dal design, alla comunicazione, alla grafica, passando naturalmente per la gastronomia. Siamo quasi interamente full remote, sparsi per l’Italia e l’Europa. Nonostante ciò riusciamo a lavorare benissimo assieme. Oggi più che mai, è impensabile che per fare azienda sia necessario essere tutti nello stesso ufficio. Ad oggi puntiamo a consolidare la nostra presenza sul territorio nazionale dove pian piano stiamo riuscendo a farci conoscere e diventare un punto di riferimento in questo settore. Stiamo ricevendo tantissime richieste dall’estero, dall’Europa ma anche (la più inaspettata) dall’India! Siamo sempre al lavoro per migliorare la nostra logistica e puntiamo ovviamente ad aprire le spedizioni di Daggiù anche fuori dall’Italia e successivamente implementare la filiera del fresco. Abbiamo tantissime idee nel cassetto, e non rimarranno a lungo lì a poltrire!”
Arnaldo, si avvicina il periodo dei regali. Le food box, utili e golose, si adattano ad una molteplicità di variazioni su tema: dal pacco aziendale al pensiero per parenti e amici. Includete nelle box anche gadget di artigianato locale?
“Ogni mese collaboriamo con Artisti che illustrano una cartolina mostrandoci la loro visione del Sud. Nel box infatti includiamo un gadget realizzato da artigiani. Anche questo è un modo per valorizzare il nostro territorio: mostrare quanto talento c’è. Per Natale stiamo preparando una edizione davvero speciale e limitata, vorrei dirvi di più, ma niente spoiler, altrimenti che regalo a sorpresa sarebbe? Posso solo dirvi che sui nostri canali social, daremo qualche indizio e che gli ordini si aprono il 16 Dicembre”.