La previsione shock sul futuro del mercato del lavoro: l'IA sostituirà l’80% delle mansioni
Il nome di Vinod Khosla agli italiani non dice niente, ma in America è tra gli imprenditori più noti della Slicon Valley grazie al successo di Sun Microsystems e del fondo di venture capital Khosla Ventures da lui fondati. Essendo un profondo conoscitore delle nuove tecnologie si è lanciato in una previsione non proprio rassicurante per i lavoratori: l’intelligenza artificiale non solo sostituirà l’80% delle mansioni, ma lo farà in quasi l’80% dei settori.
Uno scenario drammatico che alimenta il timore di una ondata di disoccupazione senza precedenti. Secondo Khosla c’è solo un modo per far fronte all’emergenza sociale: introdurre un reddito di base universale.
La proposta del noto imprenditore indiano-americano sul reddito universale non è isolata perché come noto è anche un cavallo di battaglia di autentici giganti del panorama tecnologico americano come Bill Gates, Elon Musk e Sam Altman.
Il ragionamento di Khosla è lineare e semplice: i modelli di intelligenza artificiale, in particolare generativa, stanno imparando e migliorando costantemente a una velocità esponenziale e inevitabilmente diventeranno più intelligenti e performanti degli esseri umani, in un numero crescente di mansioni e settori. Il reddito di base universale per Khosla sarà una misura indispensabile per evitare tensioni sociali e conflitti, ovvero per evitare una esplosione incontrollata della società.
L’analisi del cofondatore di Sun Microsystems non di discosta da altre visioni simili. I lavori a essere spazzati per primi saranno quelli ripetitivi e pericolosi. Ma nel medio lungo periodo poche attività si salveranno, dato che l’80% delle mansioni attuali sarà cancellata.
Khosla non ha fornito spiegazioni su chi dovrà finanziare il reddito universale di base. Dovrà farlo lo Stato? Se sì, con quali risorse dato che la forte disoccupazione farà crollare le entrate fiscali? Lo faranno le grandi aziende al fine di redistribuire parte degli extraprofitti generati dall’uso massiccio di robot e intelligenza artificiale? Potrebbe essere la soluzione più logica ma non appare realistica senza un cambiamento culturale di top manager e azionisti, che attualmente rimane orientato verso un unico obiettivo: massimizzare i profitti e accumulare ricchezza a spese del resto della collettività.
E’ evidente che se davvero la previsione distopica di Khosla dovesse realizzarsi per gli essere umani arriverebbero tempi molto bui. Se la politica abdica al suo compito di guidare lo sviluppo della società anche attraverso la leva fiscale (ovvero avendo il coraggio di tassare gli extraprofitti aziendali derivanti dall'uso massiccio dell'intelligenza artificiale) un impoverimento di massa, al limite della sopravvivenza, potrebbe essere lo scenario più probabile, semplicemente perché non ci sarebbero le risorse necessarie per finanziare il reddito universale di base.
Sperare nella magnanimità delle aziende (che volontariamente finanziano il reddito universale di base) o nella creazione di nuovi posti di lavoro (quando tutto sarà automatizzato) sarebbe ingenuo e molto pericoloso. Il dibattito andrebbe affrontato subito perché i cambiamenti culturali richiedono tempo. Lo scontro in atto in Italia sulla tassazione degli extraprofitti delle banche (che negli ultimi anni hanno guadagnato somme enormi graze al quantitative easing della Bce) dimostra la debolezza della politica rispetto al grande potere economico finanziario. E questa debolezza della politica rispetto alla finanza e alla grande industria non è una prerogativa italiana, ma probabilmente l'aspetto più rilevante delle società occidentali in questi primi decenni del XXI secolo.