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L’allarme di Yuval Noah Harari: l’intelligenza artificiale ci condanna a vivere senza riposo

Per il celebre storico e filosofo israeliano l’avvento dell’AI segna il secondo punto di svolta nella storia dell’universo 

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
L’allarme di Yuval Noah Harari: l’intelligenza artificiale ci condanna a vivere senza riposo

In una conversazione con il giornalista Andrew Ross Sorkin pubblicata dal canale You Tube Big Thing, il celebre storico e filosofo israeliano Yuval Noah Harari ha fatto il punto sullo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Un’analisi diversa da tutto ciò che solitamente si sente in giro in merito all’AI e che conferma la profondità del pensiero dell’autore di Sapiens (Da animali a Dei. Breve storia dell'umanità) e di Homo Deus (Breve storia del futuro)

Secondo Harari, la storia dell'universo, per come la conosciamo, può essere sintetizzata in due momenti chiave. Il primo risale a circa 4 miliardi di anni fa, con l’emergere delle prime forme di vita organica sulla Terra, che hanno dominato l’evoluzione per miliardi di anni, attraversando fasi con organismi semplici come le amebe fino ad arrivare a specie complesse come i dinosauri e gli esseri umani. Nonostante i progressi tutta l’evoluzione è rimasta confinata al regno organico.

Il secondo momento di svolta nella storia dell’universo per Harari è avvenuto con l'avvento dell'intelligenza artificiale, che rappresenta l’inizio di una nuova fase: l'evoluzione inorganica. Harari paragona l’IA attuale, inclusi strumenti come GPT-4, alle amebe di questa nuova era, sottolineando che siamo solo agli albori di un processo evolutivo che potrebbe portare alla comparsa di forme inorganiche sempre più complesse.

In questo contesto, personalità come Elon Musk e Sam Altman per lo studioso israeliano assumono un ruolo centrale, poiché il loro contributo potrebbe segnare un punto di svolta fondamentale nella storia dell'universo.

Per Harari i protagonisti dello sviluppo dell'intelligenza artificiale provano un misto di ambizione ma anche di paura per quello che stanno creando. Sono profondamente consapevoli del potenziale dell’IA, incluso il suo possibile impatto distruttivo, e questa consapevolezza li spaventa. Dall’altro però prevale un atteggiamento in cui si percepiscono come i "buoni" della situazione, convinti di agire con maggiore responsabilità rispetto ad altri che potrebbero sviluppare queste tecnologie senza scrupoli.

Harari percepisce una tensione crescente tra il mondo organico, rappresentato dagli esseri umani, e il sistema digitale inorganico, costituito da algoritmi, intelligenza artificiale e computer. A differenza degli esseri viventi, che seguono ritmi naturali scanditi da cicli di attività e riposo, questi sistemi inorganici non si fermano mai, restando sempre attivi. La grande sfida, secondo lo storico, è capire se sarà il mondo organico ad adattarsi a queste macchine o viceversa. Attualmente, sembra che siano gli esseri umani a dover adeguarsi, costretti a vivere in una condizione di "sempre acceso". Questa trasformazione per l’autore di Sapiens e Homo Deus ha conseguenze significative perché di fatto condanna gli uomini a vivere senza riposo

Harari a titolo esemplificativo prende come riferimento il mondo finanziario. Finora mercati come Wall Street hanno operato secondo ritmi organici, con orari definiti che permettono agli operatori di staccare e recuperare. Ma l'avvento dell'intelligenza artificiale consentirebbe già oggi l'introduzione di mercati attivi 24 ore al giorno per 7 giorni la settimana e questo cambierebbe drasticamente le regole del gioco, rendendo impossibile per banchieri e finanzieri trovare momenti di riposo. Questa ipotesi e altre simili, conclude lo studioso, rappresentano una pressione enorme per l'umanità, chiamata a competere con macchine che non conoscono pause.

Yuval Noah Harari
Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
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