Tesla shock, la polizia conferma: motociclista ucciso da “full self driving”
L’auto Tesla Model S era in modalità full self driving quando lo scorso aprile ha investito e ucciso un motociclista di 28 anni a Seattle. La notizia è stata riferita da fonti ufficiali della polizia stradale americana. Si tratta del secondo incidente mortale che coinvolge la tecnologia di guida autonoma della casa automobilistica guidata da Elon Musk.
La polizia ha spiegato in un comunicato di aver arrestato il conducente del veicolo con l’accusa di omicidio stradale. L’uomo, un 56enne, ha ammesso di aver utilizzato la funzione di assistenza alla guida di Tesla mentre era impegnato a utilizzare il suo smartphone.
La responsabilità del conducente deriva dal fatto che Tesla ha sempre affermato che il suo software di guida autonoma richiede comunque sempre una supervisione attiva ovvero il veicolo non può essere lasciato in totale autonomia.
Il precedente incidente mortale che ha coinvolto il sistema full self driving di Tesla risaliva all’agosto del 2022. La polizia ha dichiarato che il caso è ancora sotto indagine ma questo secondo incidente ha ridato forza a quanti sostengono che la tecnologia di guida autonoma sviluppata dall’azienda di Elon Musk presenta al momento ancora limitazioni importanti rispetto alla tecnologia sviluppata da Waymo e Alphabet.
Quest'anno Musk ha sospeso i piani per lo sviluppo di nuove auto Tesla a basso costo e ha aumentato i suoi investimenti per lo sviluppo del full self driving. Come sua consuetudine l’imprenditore di origine sudafricana ha annunciato obiettivi molto ambiziosi ma almeno per il momento la strada da fare rimane ancora tanta. Non va infatti dimenticato che già nel 2001 l’Autopilot è stato sottoposto a indagine a seguito di una dozzina di incidenti che hanno coinvolto i veicoli Tesla e che nel dicembre del 2003 la casa automobilistica è stata costretta a richiamare quasi tutti i suoi veicoli sulle strade statunitensi per aggiungere delle salvaguardie al software.