Bomba del Time: pressioni di Sam Altman per modificare l'AI ACT dell'Unione Europea
La notizia è clamorosa, perché il fondatore di OpenAI è stato il primo firmatario della lettera che denuncia i pericoli dell'intelligenza artificiale
Alla fine dello scorso maggio Sam Altman, il fondatore di OpenAI, la società che ha sviluppato ChatGPT, ha firmato una lettera shock per denunciare il rischio estinzione dell’intelligenza artificiale a causa dell’intelligenza artificiale. Sam Altman assieme ad altri centinaia di esperti del settore chiedeva urgentemente una regolamentazione. La lettera non è stata accolta da tutti allo stesso modo. Alcuni hanno criticato l’iniziativa di Altman definendola niente più che una mossa di marketing. Una rivelazione del Time sembra proprio dar ragione a chi non credeva nelle buone intenzioni dell’imprenditore americano. Secondo quanto riportato dall’autorevole rivista Sam Altman avrebbe fatto pressioni sull’Unione Europea per modificare elementi significativi dell’AI Act, ovvero la legislazione sull’intelligenza artificiale appena varata dall’UE).
LE RICHIESTE DI SAM ALTMAN E LE MINACCE
Il testo finale approvato dal Parlamento Europeo lo scorso 14 giugno conterrebbe dunque alcune modiche “suggerite” da OpenAI. Ora il documento procederà a un round finale di negoziati prima di concludere il suo iter a gennaio ed è inevitabile che di fronte allo scoop del Time non si potrà fare finta di niente. Cosa ha chiesto Sam Altman all’UE? Secondo la ricostruzione, avrebbe spinto i funzionari europei a non considerare due sue applicazioni (GPT-3, il precursore di ChatGPT, e il generatore di immagini Dall-E 2) sistemi ad alto rischio. Etichetta che si sarebbe trascinata dietro severe implicazioni legali, tra cui il rispetto dei requisiti di trasparenza, tracciabilità e supervisione umana. Sempre secondo il Time il fondatore di OpenAI sarebbe arrivato addirittura a minacciare (salvo poi ritrattare) la cessazione delle attività in Europa se messa nelle condizioni di non poter rispettare il Regolamento. Esattamente come accaduto lo scorso aprile quando di fronte alle richieste del Garante per la Privacy italiano l’accesso a ChatGPT venne impedito dal nostro Paese. Quanto raccontato dal Time non è dunque proprio una bella figura per Sam Altman. Da un lato denuncia i pericoli dell’IA con toni allarmistici e chiede una regolamentazione severa, dall’altro difende gli interessi della sua azienda. Come dire: le regole devono vale soprattutto per gli altri.