Microsoft: il New York Times basa la sua causa contro OpenAI su "futurologia apocalittica"
Si scatena la creatività degli avvocati di Microsoft nel respingere le accuse del New York Times nella causa legale contro gli sviluppatori di ChatGPT

Il New York Times ha citato in giudizio OpenAI, l'azienda dietro a ChatGPT, accusandola di aver illegalmente utilizzato milioni di suoi articoli per addestrare il suo chatbot basato su un sistema di intelligenza artificiale.
Per respingere gran parte delle richieste di risarcimento avanzate nel caso, in una mozione presentata presso un tribunale distrettuale federale di Manhattan, Microsoft ha paragonato l'azione legale del NYT con i tentativi degli Studios di Hollywood di bloccare l'introduzione del videoregistratore negli anni '80.
La causa, ad oggi, non include una richiesta monetaria precisa, ma afferma che i convenuti dovrebbero essere ritenuti responsabili di "miliardi di dollari in danni statutari e effettivi" legati alla "copia e all'uso illecito delle opere uniche e preziose del Times". Chiede inoltre alle aziende – Microsoft e OpenAI – di distruggere eventuali modelli di chatbot e dati di addestramento che utilizzano materiale protetto da copyright del Times.
Microsoft è coinvolta nella causa in quanto ha investito 13 miliardi di dollari in OpenAI, attratta dall'interesse suscitato dallo sviluppo di modelli basati su sistemi di intelligenza artificiale. Gli avvocati del gigante tecnologico fondato da Bill Gates, in risposta alle accuse, hanno affermato che le presunte violazioni "non sono di portata tale da meritare la futurologia apocalittica che il NYT propone a questa corte e che ha propinato ai suoi lettori".
OpenAI ha risposto alla causa intentata dal Times a gennaio, accusando la testata giornalistica di aver "manipolato intenzionalmente" ChatGPT, inducendolo a riprodurre intere righe di articoli pubblicati dal giornale.
OpenAI, precedentemente in trattativa con il Times per ottenere licenze per l’utilizzo dei suoi contenuti, ha ammesso di aver utilizzato gli articoli del giornale per sviluppare ChatGPT, affermando tuttavia che questi non hanno "contribuito in modo significativo all'addestramento dei modelli esistenti". L'azienda ha attribuito i risultati citati dal Times alla "memorizzazione involontaria" di ChatGPT.
Diverse aziende appartenenti all'industria dell'informazione hanno discusso in più di un’occasione con i giganti della tecnologia, tra cui OpenAI e Google, sulla possibilità di un accordo di licenza. Il mese scorso, il Telegraph ha rivelato che anche l'editore del Daily Mail era in trattativa con Google e OpenAI, ma ha bollato come "inadeguata" l'offerta degli sviluppatori di ChatGPT. Google ha infatti semplicemente offerto l'uso gratuito dei suoi prodotti, piuttosto che un pagamento.