La Sfida del Lavoro Umano nell’Era dell’Intelligenza Artificiale: il forum
Come la rivoluzione digitale e culturale sta trasformando il mondo del lavoro e perché (ri)attivare l'umano è la chiave per affrontare il futuro. Ne parla la Fondazione Pensiero Solido
Nel pieno di una doppia rivoluzione, culturale e digitale, il mondo del lavoro si trova di fronte a cambiamenti senza precedenti. Da un lato, i giovani, portatori di nuove esigenze e aspettative, stanno rimodellando il mercato; dall’altro, l’intelligenza artificiale generativa sta entrando prepotentemente nelle imprese, accelerando la trasformazione di interi settori.
Questi due fenomeni, apparentemente separati, sono in realtà legati da un comune denominatore: la necessità di riscoprire e valorizzare l’aspetto umano all’interno di una realtà sempre più automatizzata. È in questo contesto che si inserisce l'evento "(Ri)attivare l'umano", organizzato dalla Fondazione Pensiero Solido, che invita a riflettere su come affrontare queste sfide non solo con soluzioni tecniche, ma partendo dal ruolo centrale dell'essere umano.
Lunedì 21 ottobre, a Milano, il Cefriel ha ospitato il quinto incontro del percorso "Intelligenza artificiale e lavoro. Come cambia, come dobbiamo cambiare noi", organizzato dalla Fondazione Pensiero Solido.
L'evento ha visto la partecipazione di figure di spicco, tra cui Alessandro De Biasio, direttore generale del Cefriel, Cosimo Accoto, filosofo tech affiliato al MIT di Boston, e Davide Rota, amministratore delegato di Tiscali, solo per citarne alcuni. Attraverso testimonianze e riflessioni, si sono esplorate le opportunità e i rischi che derivano dall'introduzione massiva dell'intelligenza artificiale conversazionale nelle aziende.
Un punto centrale dell'incontro è stato capire come l’umano possa essere "riattivato" in un contesto lavorativo che sembra voler automatizzare tutto. L’intelligenza artificiale, infatti, ha il potere di gestire compiti ripetitivi e di elaborare enormi quantità di dati, ma manca di quelle competenze umane come l'empatia, il pensiero critico e la creatività, che risultano fondamentali per affrontare problemi complessi e per costruire relazioni efficaci in un ambiente professionale.
L'evento si configurava come una piattaforma per discutere su come queste capacità possano essere integrate nell'uso dell'intelligenza artificiale, evitando di trasformare i lavoratori in semplici esecutori privi di una vera partecipazione emotiva e creativa.
Accanto alla dimensione tecnologica, la pandemia ha accelerato un cambiamento culturale: oggi le persone, giovani e meno giovani, cercano nel lavoro non solo stabilità economica, ma anche realizzazione personale, benessere psicologico e un bilanciamento migliore tra vita privata e professionale. Riscoprire l'elemento umano diventa quindi fondamentale per far fronte alle nuove richieste del mercato e per prepararsi al futuro. L’evento della Fondazione Pensiero Solido si propone proprio di tracciare una via da seguire per le imprese e i lavoratori, ponendo l’accento su come tecnologia e umanità possano coesistere per dare forma a un ambiente di lavoro più equo, inclusivo e sostenibile.
Tutto considerato, è possible affermare che "Riattivare l'umano" non è una risposta al cambiamento tecnologico, ma piuttosto una sfida culturale che ci invita a ripensare il concetto stesso di lavoro e di produttività.