L'Intelligenza Artificiale potrebbe non rubarti il lavoro, ma potrebbe impedirti di essere assunto
Nel suo nuovo libro The Algorithm, la giornalista Hilke Schellmann indaga su un software che automatizza lo screening dei curricula e le raccomandazioni per le promozioni, sollevando preoccupazioni sul pericolo di discriminazioni.

Se temete che gli algoritmi di selezione dei candidati si frappongano tra voi e il lavoro dei vostri sogni, la lettura di The Algorithm di Hilke Schellmann non vi tranquillizzerà. Il nuovo libro della giornalista investigativa e professoressa di giornalismo dell'Università di New York demistifica il modo in cui i dipartimenti delle risorse umane utilizzano software di automazione che non solo diffondono pregiudizi, ma falliscono anche nel compito che si prefiggono: trovare il miglior candidato per il lavoro.
Schellmann si è spacciata per una potenziale cacciatrice di teste per testare alcuni di questi software, che vanno dai vagli dei curriculum ai test basati sui videogiochi, fino alle valutazioni della personalità che analizzano le espressioni facciali, le intonazioni vocali e il comportamento sui social media. Uno strumento l'ha giudicata idonea per un lavoro anche se parlava senza senso in tedesco. Un algoritmo di valutazione della personalità le ha assegnato un punteggio elevato per la "fermezza" in base al suo utilizzo di Twitter e un punteggio basso in base al suo profilo LinkedIn.
Ciò è sufficiente per farti venir voglia di cancellare il tuo account LinkedIn e abbracciare la vita in campagna, ma Schellmann offre anche spunti incoraggianti. La giornalista ha offerto la sua prospettiva su come le società potrebbero controllare le tecnologie HR distorte e ha offerto consigli pratici a chi cerca lavoro su come battere i bot.
Un responsabile delle assunzioni umano può fare solo pochi danni, e ovviamente dovremmo cercare di evitarli. Ma un algoritmo che viene utilizzato per valutare centinaia di migliaia di lavoratori, se è difettoso, può danneggiare molte più persone di un singolo essere umano.
L'uso dell'Intelligenza Artificiale nei processi di assunzione solleva importanti questioni etiche e legali.
Schellmann sottolinea che sia i fornitori di software che i datori di lavoro spesso evitano di indagare sui dettagli degli algoritmi di selezione, creando così una mancanza di trasparenza che potrebbe portare a discriminazioni e violazioni delle leggi sull'occupazione.
La giornalista evidenzia preoccupazioni riguardo all'uso dell'IA anche in decisioni di licenziamenti e promozioni, basate su metriche discutibili come i dati dei badge d'ufficio. Schellmann suggerisce che una maggiore trasparenza e regolamentazione sono necessarie per garantire equità e responsabilità.
Non tutti i mali però vengono per nuocere perché l'intelligenza artificiale generativa ha effettivamente restituito un po' di potere ai candidati in cerca di un lavoro. “Ho visto molte persone sui social media parlare di come hanno usato ChatGPT per costruire un curriculum migliore e scrivere lettere di presentazione. Alcuni candidati lo usano per allenarsi a rispondere alle domande dei colloqui. È come mettere l'intelligenza artificiale contro l'intelligenza artificiale” dichiara la giornalista a Wired.
Esistono dei vagliatori di curriculum online in cui è possibile caricare una descrizione del lavoro e il proprio curriculum, e il computer valuta quanta sovrapposizione ci sia. Non si vuole usare il 100% delle parole chiave, perché il curriculum verrebbe probabilmente segnalato come una copia della descrizione del lavoro; si vuole stare tra il 60 e l'80%. Il vecchio mantra era "Devi distinguerti dalla massa", ma non è più applicabile, perché con ogni probabilità il vostro curriculum sarà esaminato dall'intelligenza artificiale, che è più incline all'errore di quanto la maggior parte delle persone pensi. Quindi, tenete un'unica colonna e inserite sezioni chiaramente etichettate come "Esperienze lavorative" e "Competenze", in modo che il computer possa leggerle, suggerisce.
Un'altra cosa che potrebbe aiutarvi a farvi notare è contattare i selezionatori su LinkedIn dopo aver inviato una candidatura. “Parlando con molti reclutatori ho anche appreso che potreste prendere in considerazione la possibilità di inviare la vostra candidatura direttamente attraverso il sito web dell'azienda, perché è lì che i reclutatori guardano per prima cosa. Poi si rivolgono a piattaforme di lavoro come LinkedIn o Indeed”.
Infine, Schellmann esprime fiducia nel potenziale cambiamento e sostiene la necessità di un'organizzazione non profit che testi gli strumenti di assunzione basati sull'IA e pubblichi i risultati. Chiama anche all'azione il governo statunitense per regolamentare l'uso di tali strumenti, suggerendo la possibilità di un'agenzia governativa sche testi gli strumenti predittivi utilizzati in decisioni ad alto rischio.
L'intervista riflette sulla complessità della questione, mettendo in luce il ruolo cruciale della trasparenza, della regolamentazione e del coinvolgimento governativo nell'assicurare l'equità nei processi di assunzione basati sull'IA.