Mercato delle criptovalute in balia della volatilità ma questo non ferma gli investitori
L'andamento altalenante del Bitcoin, la regina delle nuove valute digitali, è solo la punta dell'icerberg di un fenomeno finanziario costantemente sulle montagne russe

Il mercato finanziario delle criptovalute è relativamente giovane e in una fase che potrebbe essere definita embrionale; il valore del mercato delle criptovalute
oscilla intorno agli 800 miliardi di dollari, una cifra non da poco, ma ancora bassa se si tiene conto del volume di denaro che circola intorno all’oro e al mercato azionario statunitense (nell’ordine dei trilioni di dollari).Fino ad oggi il potenziale di crescita è stato enorme, come molti dei più interessati alle migliori piattaforme criptovalute hanno già avuto modo di cogliere. Si tratta, allo stesso tempo, di un mercato altamente volatile – una condizione quasi necessaria, se si considera l’assenza di un supporto fisico legato a questa valuta –, che gli investitori più lungimiranti cercano già di padroneggiare.
Se i mercati tradizionali – quali quello dell’oro, per fare un esempio su tutti – sono ancorati a un metallo prezioso il cui prezzo è sostanzialmente definito dalla domanda e dall’offerta dei più grandi investitori, la volatilità del mercato delle criptovalute si deve proprio alla sua natura digitale, che apre le porte anche agli investitori più piccoli: finalmente, anche questi ultimi hanno una loro voce, capace di destabilizzare l’intero sistema finanziario delle valute, in un gioco che può fare la crescita di molti.
Queste affermazioni vanno comunque stemperate tenendo conto che proprio la volatilità del criptomercato, unitamente alla giovanissima età di molte delle valute digitali più recenti, può virtualmente portare le fisiologiche flessioni dell’economia globale e locale a provocare ripercussioni più forti. Anche questo, tuttavia, può aggiungere un brivido agli investitori, che non sono ancora supportati da statistiche e dati storici relativi a un mercato tanto recente.
In tal senso, investitori e trader si sono trovati impreparati alla contrazione del valore dei Bitcoin, che ha subito un crollo del 17% in meno di 24 ore: esempio lampante, quest’ultimo, della volatilità che caratterizza anche le valute più emblematiche di questa nuova era digitale.
La caratteristica portante di questa nicchia di mercato in espansione è proprio quella di andare incontro a delle brusche curve, al rialzo o al ribasso, con token che raggiungono prezzi vertiginosi in breve tempo, per poi crollare dopo poco. Le montagne russe cui è andato incontro il valore dei Bitcoin è un chiaro esempio: nel giro di un anno, la regina delle criptovalute è passata da 20.000 dollari al token fino a oltre 68.500 dollari, con alti e bassi degni di nota (quali il crollo a 30.000 dollari dello scorso Giugno).
La vitalità delle criptovalute
Se dichiarazioni e attacchi come quelli di Donald Trump hanno fatto da cattiva pubblicità al mondo delle criptovalute, è anche vero che il vero motore di questo mercato di monete digitali non sta ancora venendo meno: con la fiducia degli investitori, autentica spinta che manda avanti un mercato di oltre 800 miliardi di dollari, è sopravvissuto egregiamente anche alla brusca flessione negativa del cavallo di battaglia rappresentato dai Bitcoin.
Si può porre la questione come una prova di fiducia degli investitori in un mercato sempre più digitalizzato, che di conseguenza merita una moneta digitale svincolata da azioni e risorse tradizionali; al contrario, si può parlare del brivido degli investitori, attirati proprio da questa volatilità che finisce per alimentarsi da sé, a discapito di mercati e borse più classici (oro in primo luogo).
Comunque ci si ponga davanti a questo fenomeno finanziario, il sentimento degli investitori e fattori come i rischi umani annessi e connessi al digitale (come i reati cibernetici, che vedono le criptovalute preda particolarmente ambita) non possono che provocare delle brusche impennate e delle imprevedibili (anche se – per contrasto – ovvie) ricadute dei valori: alle volte si può parlare di aggiustamenti fisiologici, ma altre volte si ha a che fare con dei fenomeni di mercato di diversa natura.
Si pensi al 2018, anno particolarmente negativo per chiunque abbia deciso di comprare criptovalute nei primi mesi, per poi rivenderle intorno a Dicembre: la perdita stimata è stata del 70% circa dell’investimento; nulla in confronto ai guadagni di oltre il 30% che hanno interessato chiunque abbia seguito la stessa strategia (comprare a Gennaio e vendere a Dicembre) nel 2020. Si potrebbe cercare di ricostruire la ragione di una simile differenza, ma nuovamente si finirebbe per puntare sul concetto di volatilità, più valido che mai per le valute digitali.
Le criptovalute sono una ricchezza ancora impalpabile, legata a tecnologie che stanno ancora definendosi (per le transazioni da effettuare e per la sicurezza più in generale), suscettibile di variazioni connesse alla fiducia degli investitori. Anche quest’ultima sembra un elemento piuttosto vago e volatile, ma – contrazione del Bitcoin a parte – è evidente che investitori amatoriali e professionisti su piattaforme come www.tradingmania.it, non sono decisi a demordere e mollare la presa su questo nuovo ambito di investimenti.