In Italia 30 milioni di euro investiti nel 2019 in progetti che utilizzano la tecnologia blockchain
Tiscali Notizie ha sentito Giacomo Vella, ricercatore presso l’Osservatorio Blockchain del Politecnico di Milano

L’Osservatorio Blockchain e Distributed Ledger del Politecnico di Milano, durante il recente convegno "Blockchain & Distributed Ledger: unlocking the potential of the Internet of Value" ha presentato i risultati della ricerca 2019 che mostrano come gli investimenti in Blockchain e Distributed Ledger in Italia nel 2019 abbiano raggiunto 30 milioni di euro, con una crescita del 100% rispetto al 2018. Oltre il 40% di tale spesa si concentra nel settore finanziario e delle assicurazioni, a seguire l'ambito supply chain e tracciabilità di prodotto, in particolare nell'agro-alimentare che da solo vale il 30% degli investimenti, infine la Pubblica Amministrazione.
Abbiamo intervistato Giacomo Vella, ricercatore presso l’Osservatorio Blockchain, per avere ulteriori informazioni sulle attività da loro svolte e su quale sia lo scenario legato all’utilizzo della tecnologia Blockchain in Italia.
Quando è nato l’Osservatorio Blockchain e quali sono i suoi obiettivi?
L’Osservatorio si inserisce nel contesto più ampio degli Osservatori di Digital Innovation, un ambito di ricerca a cavallo fra il dipartimento di Ingegneria Gestionale del PoliMI e il MIP, scuola di Master Executive, che fa ricerca sull’innovazione digitale su varie tematiche, con la partecipazione delle aziende interessate.
In questo contesto nel 2017 abbiamo iniziato ad approfondire il tema della Blockchain, andando a costituire l’Osservatorio nel 2018, in collaborazione con alcune aziende e istituzioni che vogliono approfondire tale tema e sono partner e sponsor dell'iniziativa. L’Osservatorio fa ricerca orientata ad una maggior conoscenza e consapevolezza nel mercato, principalmente focalizzandosi sul mercato italiano. Obiettivo principale è mostrare le potenzialità e la concretezza della blockchain, al di là dell’hype che non ha portato a nulla di concreto.
Approfondiamo anche un livello più tecnico, su come è strutturata la tecnologia, in collaborazione con il Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico. Organizziamo inoltre una serie di incontri e workshop per approfondire la tecnologia e discuterne con gli attori interessati, fare networking e favorire lo sviluppo del mercato italiano.
Quali modalità avete utilizzato per raccogliere i dati oggetto della ricerca? Avete avuto difficoltà in questo?
Abbiamo vari filoni di ricerca, per esempio i dati sui casi internazionali vengono presi da fonti secondarie, oppure per quanto riguarda gli use cases nel mondo della blockchain, andiamo ad esaminare tutte le news che riportano applicazioni nel mondo e le cataloghiamo in base alle caratteristiche dei progetti.
Per il mercato italiano abbiamo dei contatti diretti, facciamo interviste agli attori sia dal lato della domanda che dell’offerta, per conoscere sia la loro strategia sia quanto investono le aziende. Utilizziamo delle survey per le aziende, partendo dal loro livello di conoscenza, quanto sono interessate e se hanno già fatto sperimentazioni, se hanno un team dedicato, se stanno allocando delle risorse, per poi catalogare questi dati in driver e cluster specifici, e capire in che direzione va il mercato italiano.
Qual’è in sintesi la situazione in Italia relativa all’investimento e all’utilizzo della tecnologia blockchain?
In Italia è un mercato ancora agli inizi, ci aspettiamo una crescita maggiore per poter dire che il mercato sia davvero partito. Molte aziende, anche grandi, non hanno ancora fatto sperimentazioni, non hanno investito grosse risorse su questo tema. Ci sono dei settori più avanti di altri, ad esempio quello finanziario, ma anche quello agrifood e P.A. si stanno muovendo molto. Quello che ancora manca è una consapevolezza più ampia di quelle che possono essere le applicazioni di DLT e blockchain, cosa che però avviene anche a livello internazionale. Sicuramente c’è ancora da investire e sperimentare su questo tema. Se vogliamo fare un confronto fra Italia e altri paesi del mondo, quello che vediamo è che siamo in una buona posizione. L’italia su questo trend tecnologico non è rimasta indietro, si sta muovendo, ci sono dei progetti interessanti, ma dobbiamo ancora vedere la messa a terra di questo fermento.
A livello istituzionale avete riscontrato interesse verso questa tematica?
Il settore della P.A. è uno di quelli più attivi a livello internazionale, in Italia ci sono state le iniziative del MISE e a breve dovrebbero uscire le linee guida promosse da AgID. Poi ci sono varie iniziative a livello regionale, per esempio in Puglia il Comune di Bari aveva fatto qualche sperimentazione. Regione Lombardia è molto avanti sul piano blockchain, hanno una visione avanzata. Poi ci sono i progetti della Commissione Europea, che ha investito molto su questo tema, con l’avvento di EBSI, l’infrastruttura blockchain europea, che in questi mesi verrà attivata e questo potrebbe favorire molto i paesi europei in quanto avrebbero un'infrastruttura pronta sulla quale fare sperimentazione e lanciare casi d’uso reali, senza dover creare una nuova piattaforma da zero e il relativo network. Uno degli intenti di EBSI è partire dalle istituzioni ma poi aprirsi anche a progetti privati.
Pensate che l’Italia possa favorire l’utilizzo di questa tecnologia con un quadro giuridico innovativo? Come vedete la competizione con gli altri paesi europei?
In Italia c’è una forte attenzione al tema, con gli ultimi sviluppi normativi si è mosso qualcosa prima che in altri paesi. Ancora devono uscire le linee guida di AgID quindi siamo in attesa di capire come sarà possibile attuare tale normativa. Altri paesi come Malta e San Marino sono stati più interventisti, mentre altri sono più attendisti, si cerca di aumentare le possibilità di innovare su questa tecnologia, attendendo le applicazioni prima di emettere leggi che poi potrebbero limitare lo sviluppo del mercato. Il trade off del regolatore è fra un limitare il mercato e favorire startup e aziende che attendono di capire come sarà possibile utilizzare smart contract e tecnologia blockchain.