La speculazione internazionale mette nel mirino l’euro e l’Italia: un monito per le forze politiche populiste
Per il momento lo spread rimane sotto controllo ma non c’è dubbio che i mercati stiano guardando con molta attenzione alla nostra campagna elettorale.

Le notizie in arrivo dai mercati finanziari non sono rassicuranti. Secondo i dati della Commodity Futures Trading Commission aggiornati settimanalmente stanno aumentando le posizione ribassiste degli hedge fund internazionali sull’euro. Cosa significa? Molto semplicemente che stanno aumentano le scommesse contro un ulteriore calo della moneta unica nei confronti del dollaro.

L'euro paga le prospettive economiche negative dell’Eurozona alle prese con la crisi energetica e con un’inflazione finita fuori controllo. Problema che costringerà la BCE ad un repentino aumento dei tassi di interesse che con molta probabilità spingerà in recessione l’economia del Vecchio Continente.
Scenario che ovviamente non agevola il nostro Paese che più di tutti ha necessità di crescere a causa del fardello del debito pubblico. E non è dunque un caso che anche l’Italia sia finita nel mirino degli hedge fund, come rivelato pochi giorni fa dal Financial Times.
L’autorevole quotidiano britannico ha lanciato l’allarme: la speculazione internazionale sta facendo la più grande scommessa contro il debito pubblico italiano dal 2008.
Scommessa che secondo i dati di S&P Global Market Intelligence ammonterebbe a ben 39 miliardi di euro.
“L’Italia è il paese più esposto ai prezzi del gas e la partita politica è impegnativa” ha spiegato un investitore operativo sulla piazza londinese.
Lo spread è salito ma per il momento rimane sotto controllo.

Non c’è dubbio però che i mercati stiano guardando con molta attenzione alla nostra campagna elettorale. E non sono certamente benefiche per il nostro destino le costose promesse che arrivano dalle forze politiche più populiste.
A quanto pare per alcuni leader la tenuta dei conti pubblici è un optional. La storia (anche quella recente) non ha insegnato niente. A differenza del passato però a Francoforte non c’è più un certo Mario Draghi a garantirci un ombrello protettivo. Di fronte ad un attacco simile a quello del 2011/2012 questa volta potremmo trovarci soli alla resa dei conti.