I titoli tecnologi del Nasdaq perdono più del bitcoin ma il crollo non fa notizia

Il 20% delle azioni hi tech ha perso oltre l’80%, la metà più del 50%. Numeri che certificano lo scoppio dell’ennesima bolla speculativa. Ci troviamo di fronte ad una delle maggiori distruzioni di ricchezza degli ultimi anni ma l’informazione generalista non ne parla

I titoli tecnologi del Nasdaq perdono più del bitcoin ma il crollo non fa notizia
Foto Ansa

Sui mercati finanziari la narrazione sui titoli tecnologici è stata la più rilevante degli ultimi decenni. Il motivo è semplice: le aziende hi-tech sono diventate le più grandi e ricche del mondo grazie alla rivoluzione digitale.  Il percorso di crescita non è stato però lineare ma altalenante in quanto accompagnato dalla formazione e dallo scoppio di importanti bolle speculative.

La prima è stata la bolla della new economy nota anche come Dotcom bubble avvenuta tra il 1997 e il 2000. La seconda invece è meno nota anche se lo scoppio sta avvenendo proprio in questo momento. I titoli tecnologici del Nasdaq (la principale Borsa hi-tech del mondo) stanno registrando un vero e proprio “bagno di sangue” nel silenzio quasi generale.

Ovviamente nei siti di informazione finanziaria il fatto è noto ma nell’informazione generalista non c’è traccia di quanto sta avvenendo anche se è in corso una delle maggiori distruzioni di ricchezza degli ultimi anni. Si parla al massimo del crollo delle quotazioni del bitcoin e delle altre criptovalute.

I numeri parlano chiaro: dei circa 3500 titoli che compongono il Nasdaq 220 hanno perso oltre il 90% rispetto ai massimi di pochi mesi fa. Ben 700 hanno perso oltre l’80% e circa la metà ha lasciato sul terreno oltre il 50%.

Le dimensioni del crollo non sono adeguatamente rappresentate dal valore dell’indice Nasdaq che complessivamente è arrivato a perdere solo il 30%. Il motivo è semplice: i grandi titoli tecnologici come Apple, Microsoft, Amazon e Alphabet (Google) hanno ormai un peso così grande sul listino che ne condizionano pesantemente l’andamento. E in virtù della loro dimensione e del loro potere di mercato questi titoli sono stati colpiti meno dall’ondata di vendite degli investitori.

ANDAMENTO DEL NASDAQ NELL'ULTIMO ANNO

Ma essere un nome noto e importante in certi casi non è bastato per evitare la tagliola del mercato come ben sa chi ha investito in Tesla, Netflix o Meta (Facebook). La società fondata da Elon Musk ha perso oltre il 40%, quella di Mark Zuckerberg il 57% e il più noto servizio di video streaming del mondo ben il 74%. 

ANDAMENTO DI META NELL'ULTIMO ANNO 

ANDAMENTO DI NETFLIX NELL'ULTIMO ANNO

Quali sono le cause del crollo? Gli analisti spiegano che il ribasso dei titoli tecnologici dipende dall’aumento dei tassi di interesse deciso dalla Federal Reserve per combattere l’inflazione. I titoli tech sono titoli growth (ovvero ad alto potenziale di crescita), di solito sono altamente indebitati e di conseguenza sono molto sensibili al costo del denaro. La correzione in atto è dunque perfettamente ragionevole dal punto di vista economico.

Tutto corretto ma c’è anche un’altra verità più scomoda perché riporta a galla il lato oscuro di Wall Street e in generale del mondo finanziario: come detto prima quella in corso non è altro che lo scoppio dell’ennesima bolla speculativa. Le quotazioni dei titoli tecnologici negli ultimi anni hanno raggiunto livelli non giustificabili dai modelli di valutazione finanziaria per il semplice fatto che ancora una volta la cosiddetta Teoria del più sciocco è stata applicata nella realtà. 

La Teoria del più sciocco sostiene che il prezzo di un titolo sale solo se chi lo possiede è in grado di rivenderlo a qualcuno più sciocco di lui indipendentemente dal fatto che il titolo sia sopravvalutato o meno. Quando non si trova nessuno di più sciocco a cui rivenderlo allora il prezzo scende.

Questo significa che il mercato ignora completamente i fondamentali della società (o più in generale dell’asset finanziario) e compra solo con la speranza di trovare qualcuno disposto in seguito a comprare a un prezzo maggiore. Una vera e propria strategia speculativa totalmente sganciata dalle leggi dell’economia ma profondamente ancorata alla psiche umana e alle sue più oscure pulsioni.

Non dare adeguata rilevanza informativa allo scoppio dell'ennesima bolla finanziaria dei titoli tecnologici non va bene perché nella società non si creano gli anticorpi necessari per prevenire ulteriori speculazioni future che puntualmente danneggiano in particolare i piccoli investitori. Probabilmente chi si brucia le mani esce dal mercato per sempre ma tutti gli altri continuano ad essere a rischio perché il desiderio di diventare ricchi in breve tempo e con il minimo sforzo è più forte che mai.