[Intervista] "Vi racconto come a Dubai inventiamo aerei ed aeroporti del futuro"
I progetti dell'Aviation X Lab e le opportunità per le imprese italiane in una intervista per Tiscali Notizie
Amna Al Redha è abituata a volare alto. Almeno da quando, terminati gli studi di management all’American University di Sharjah, accettò un’opportunità di internship e poi una posizione importante al quartier generale della Boeing di Seattle. Dal deserto emiratino alle coste del Pacifico è più di un lungo viaggio. È un salto nel futuro. Poi, il ritorno a casa, una nuova opportunità alla Emirates. Ovvero la più grande compagnia aerea al mondo. Per qualche mese si occupa di strategia. Ad ottobre 2018, il salto. Diventa manager di un progetto che sembra fatto su misura per lei. Si chiama Aviation X-Lab. Ed è lì che la incontriamo per capire dove va il mondo del trasporto aereo.
Che cos’è esattamente l’Aviation X Lab?
In due parole, siamo un incubatore specializzato nel campo dell’aviazione civile, creato da grandi player come Emirates, Thales, Collins Aerospace, GE Aviation ed Airbus ed arricchito da una partnership digitale con du. Il nostro progetto è fortemente legato ad Area 2071, l’ecosistema dell’innovazione guidato dalla Dubai Future Foundation che ha il compito di contribuire al conseguimento degli obiettivi fissati per i centenario dalla fondazione del paese.
Una compagine pubblico-privata di tutto rispetto, non c’è che dire. Ma cosa vi tiene insieme?
Siamo concordi nel voler affrontare a viso aperto le grandi sfide del settore dell’aviazione. Anche quelle che non hanno un ritorno immediato sui nostri bilanci, ma che sappiamo condizioneranno il futuro di noi tutti. A partire dalla sostenibilità.
Non sembra un grande momento per gli investimenti
Il settore del trasporto aereo e quello dei viaggi generano a livello globale un enorme valore, non solo economico, ma anche sociale. Solo negli Emirati, intorno all’aviazione ruotano 800.000 posti di lavoro. La pandemia ci ha colpiti duramente, ma, ora più che mai, dobbiamo sforzarci di ripensare ogni aspetto del nostro lavoro per offrire ai viaggiatori nuovi prodotti e servizi.
A chi vi rivolgete, in particolare?
Chiediamo agli imprenditori di tutto il mondo che hanno idee e soluzioni innovative di condividerle con noi per poterle sviluppare più rapidamente e proporle al mercato. Non si tratta solo di mettere a disposizione risorse finanziarie. Ci sono già altri che lo fanno. Ciò che ci rende unici è che, una volta che il progetto viene accettato, anche lo startupper si trova in condizione di dialogare direttamente con ognuno dei cinque partner dell’Aviation X Lab. Il valore di questa forma di mentoring è enorme, specie rapportata al risparmio di tempo che determina e, in ultima analisi, all’abbreviazione del time to market.
Può fare un esempio?
Il nostro modello operativo prevede che si parta da una challenge. La prima è stata davvero molto impegnativa: come far diventare il trasporto aereo carbon-negative. Anche se il nostro settore è responsabile solo del 2% del totale delle emissioni di CO2, per complessive 859 milioni di tonnellate, abbiamo chiesto idee in grado di ridurre la CO2 da 115 a 15 grammi per passeggero/kilometro entro il 2030.
Avete avuto qualche riscontro?
Certamente. Dal Brasile ci è arrivato un progetto di carburante bio-efficiente, mentre dal Regno Unito abbiamo ricevuto e sostenuto una soluzione tecnologica in grado di ottimizzare le rotte in termini di consumi. Il paradosso, solo apparente, è che, alla fine del progetto, un’altra compagnia aerea sia stata più veloce di noi a chiudere l’investimento.
Come funziona il processo di acquisizione e gestione dei progetti?
Partiamo dal lancio e dalla promozione della challenge a livello globale. Una volta che riceviamo le idee dalle start-up passiamo alla validazione del concept, all’analisi di fattibilità ed infine al reperimento delle risorse finanziarie. In tutto questo percorso, l’Aviation X Lab mette anche a disposizione supporto logistico, sostiene le attività di ricerca e facilita l’affinamento dell’idea imprenditoriale, in primo luogo attraverso il contributo dei cinque partner fondatori.
Torniamo alle challenge. Verrebbe da dire che quella della pandemia sia la madre di tutte le sfide
Non c’è dubbio. Pur colpiti duramente dal crollo del settore del trasporto aereo, abbiamo moltiplicato i nostri sforzi per restituire fiducia ai passeggeri, consentire la ripresa delle operazioni in massima sicurezza e, in ultima analisi, permettere alle persone di tornare quanto prima a viaggiare per il mondo
Quali progetti avete sostenuto, per esempio?
Una tecnologia finlandese in grado di abbattere in modo duraturo, attraverso un processo di fotocatalisi basato sul biossido di titanio, la carica microbica presente su qualunque tipo di superficie.
C’è una nuova challenge dell’Aviation X Lab con la quale oggi è possibile confrontarsi?
Sì. L’abbiamo chiamata Airports to Airportals. Si basa sul fatto che l’attuale modello di aeroporto non può reggere alla crescita impetuosa del numero di passeggeri che registreremo nei prossimi 15 anni. La sfida consiste nel raggiungere un rapporto di 10 passeggeri per metro quadro di infrastruttura aeroportuale ed un transito inferiore ai 10 minuti tra landside ed airside. C’è tempo sino a fine marzo e le idee degli imprenditori italiani saranno le benvenute.