Bill Gates: si lavorerà 2 giorni a settimana entro 10 anni. Perché avverrà a parità di stipendio rispetto ad oggi
Per il fondatore di Microsoft l’intelligenza artificiale sostituirà gran parte delle attività svolte dagli uomini. Ma le aziende non potranno tenersi tutti i profitti se non vogliono che si avveri la previsione di Karl Marx sul collasso del sistema capitalistico

Secondo Bill Gates in meno di un decennio l’umanità potrà lavorare appena due giorni alla settimana grazie all’intelligenza artificiale. “Al ritmo attuale dell’innovazione – ha spiegato il noto imprenditore - gli esseri umani non saranno più necessari per la maggior parte delle cose e quindi sarà presto necessario ripensare il concetto stesso di lavoro”.
Wall Street la pensa come Bill Gates
Il fondatore di Microsoft non è l’unico a pensarla in questo modo e non solo nella Silicon Valley ovvero nel cuore pulsante dell’innovazione tecnologica mondiale. Anche a Wall Street ormai si è capito che il mondo del lavoro è destinato a cambiare profondamente nei prossimi anni. Secondo l’amministratore delegato di JP Morgan, Jamie Dimon, l’avvento dell’intelligenza artificiale “rende il lavoro meno prioritario” e con molta probabilità “si arriverà a una settimana lavorativa di tre giorni e mezzo”.
L'organizzazione del lavoro deve cambiare
La stima esatta dei giorni di lavoro settimanali in futuro non è importante. Quello che conta, e su cui non ci sono dubbi, è che l’attuale organizzazione del lavoro non sarà più sostenibile per il semplice motivo che l'intelligenza artificiale e la robotica sostituiranno gli esseri umani in tantissime attività lavorative.
Un drastico taglio degli stipendi non è realistico
A questo punto è inevitabile che sorga una domanda: le persone comuni come potranno sopravvivere lavorando solamente 2 o 3 giorni la settimana? E’ evidente che una decurtazione degli stipendi del 60 o del 40% non sarebbe sostenibile per le famiglie. La risposta possibile è solamente una: i lavoratori continueranno a guadagnare quanto ora pur lavorando solamente 2 o 3 giorni la settimana. Potrebbe apparire una risposta assurda viste le dinamiche economiche attuali ma non c’è altra possibilità. Le aziende saranno costrette ad accettare la nuova realtà per consentire la sopravvivenza stessa del sistema capitalistico. E per capire questo dobbiamo togliere dal cassetto i libri di Karl Marx e la sua previsione apocalittica sul collasso del sistema capitalistico.
L'analisi di Marx e la previsione sulla fine del capitalismo
Marx già nel 1800 aveva intuito la principale contraddizione dell’economia capitalistica ovvero la principale debolezza insita nella sua natura: il progresso tecnologico nel tempo fa crescere la quota di remunerazione del capitale e fa scendere quella del lavoro e dunque il reddito a disposizione dei consumatori. Attraverso questo processo inevitabilmente si arriva al punto in cui la domanda non è più in grado di assorbire l’offerta e dunque si arriva alla crisi finale del modello capitalistico per un eccesso di offerta ovvero a una crisi di sovrapproduzione.
Il fallimento della previsione di Marx
Fino ad ora la previsione di Marx è stata smentita dalla storia. Il capitalismo ha mostrato una straordinaria capacità di adattamento, cambiando profondamente rispetto al 1800. Il progressivo aumento della produttività, dovuto all’innovazione tecnologica, è stato in parte trasferito ai lavoratori con un aumento del reddito reale. Inoltre, grazie al ruolo attivo dello Stato nell’economia, sono stati introdotti importanti strumenti di welfare, come gli ammortizzatori sociali, in grado di attutire le crisi.
L'intelligenza artificiale speranza dei marxisti
L’intelligenza artificiale rappresenta la sfida più importante per il sistema capitalistico, perché non solo migliora ulteriormente l’automazione nel settore agricolo e in quello manifatturiero, ma consente anche la sostituzione dell’uomo nel settore dei servizi, che nel tempo ha assorbito gran parte dei lavoratori espulsi dal settore primario e secondario. L’intelligenza artificiale potrebbe operare la più grande cancellazione di posti di lavoro mai avvenuta nella storia e rischia di far avverare la previsione di Karl Marx sul collasso del sistema capitalistico.
Aziende costrette a dividere la torta per sopravvivere
Dunque, per forza di cose, l’attuale modello economico e sociale, per sopravvivere, sarà costretto a sostenere la domanda, esattamente come fatto in passato, ma su una scala ancora maggiore. Le aziende per evitare il collasso del sistema, e dunque anche di se stesse, saranno costrette a rinunciare a parte dei benefici derivanti dall’aumento di produttività (causato dall’AI), consentendo una riduzione delle giornate di lavoro a parità di salario e finanziando, attraverso il sistema fiscale, i nuovi meccanismi di welfare che inevitabilmente dovranno essere introdotti.
Il ruolo della politica sarà fondamentale
Ovviamente questo delicato processo dovrà essere guidato dalla politica. È impensabile che siano le singole aziende a farlo. Ma il compito della politica è proprio questo: avere una visione d'insieme che massimizzi l’interesse della società nel suo complesso e non quello dei singoli stakeholder, ovvero dei singoli interessi in gioco.