L’allarme: le aziende potrebbero utilizzare le neurotecnologie per monitorare i lavoratori
A lanciare il monito è il garante per la privacy britannico che ha condotto uno studio ad hoc sul settore

Elon Musk e la sua Neuralink sono in prima fila nello sviluppo di tecnologie che consentono ai computer di connettersi ai cervelli umani. Dopo il successo ottenuto sulle scimmie, Neuralink ha ottenuto il via libera per estendere gli esperimenti agli esseri umani. La notizia non è passata inosservata nel Regno Unito dove l’Information Commissioner’s Office (ICO), l’equivalente del nostro Garante per la Privacy, ha redatto il primo rapporto sui neurodati ovvero sui dati provenienti dal cervello e dal sistema nervoso. La conclusione dello studio è piuttosto allarmante: in futuro le aziende potrebbero utilizzare la tecnologia di monitoraggio cerebrale per osservare o assumere lavoratori e questo alimenta un reale pericolo di discriminazione se la neurotecnologia non viene sviluppata e utilizzata correttamente.
UN SETTORE AD ALTA CRESCITA CHE ATTIRA CAPITALI
Lo studio, intitolato Tech Futures: Neurotechnology sottolinea il fatto che il settore delle neurotecnologie registra una crescita piuttosto rapida sia negli investimenti che nello sviluppo di brevetti. Alcuni risultati raggiunti sono già clamorosi. Su tutti Gert-Jan Oskam, l’uomo paralizzato a causa di un incidente in bicicletta che ha ripreso a camminare grazie a degli impianti elettronici nel cervello.
Il "MIRACOLO" DI GERT JAN OSKAM CHE RIPRENDE A CAMMINARE
VALUTAZIONE MILIARDARIA PER NEURALINK
Quello medico (almeno per il momento) è il principale campo di applicazione. Anche Neuralink punta ad aiutare le persone con lesioni spinali o cerebrali a recuperare la funzione motoria o a migliorare la memoria. L’azienda di Elon Musk è ben lontana dal lancio di un prodotto commerciale ma secondo alcune valutazioni varrebbe già 5 miliardi di dollari, a conferma che il mercato crede profondamente nelle potenzialità del settore.
UN FUTURO DISTOPICO
Nel boom delle neurotecnologie crede anche l’Information Commissioner’s Office che ha voluto anticipare i tempi guardando in avanti, a un futuro (non troppo lontano) in cui le applicazioni escono dal recinto del campo medico. Lo scenario descritto dall’agenzia britannica è altamente distopico. Tra quattro o cinque anni, suggerisce l'ICO, "man mano che il monitoraggio dei dipendenti si espande, sul luogo di lavoro potrebbero essere utilizzate neurotecnologie per la sicurezza, la produttività e la selezione del personale". “Caschi o attrezzature di sicurezza potrebbero - per esempio - misurare l'attenzione e la concentrazione di un dipendente in ambienti ad alto rischio. E i capi potrebbero usarlo per valutare come gli individui reagiscono allo stress”. Il cavallo di Troia (pretesto) per sdoganare l’uso della tecnologia potrebbe dunque essere quello della sicurezza. E’ evidente però (come denunciato dall’Information Commissioner’s Office) che gli effetti collaterali negativi potrebbero essere ben più rilevanti dei benefici.