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Sostenibilità: così ogni elefante della foresta aiuta a catturare la CO2 di 2 mila auto

L'elefante gioca un ruolo chiave nella salvaguardia del pianeta. Stimato in 1,75 milioni di dollari, il suo servizio di cattura del carbonio diventa un token ecosistemico grazie alla startup Rebalance Earth.

Simone Trebbidi Simone Trebbi   
Sostenibilità: così ogni elefante della foresta aiuta a catturare la CO2 di 2 mila auto

Mentre arranca attraverso le fitte foreste pluviali dell'Africa occidentale e centrale, l'elefante della foresta crea un labirinto di corridoi verdi calpestando piccoli alberi sul suo cammino.

Con i suoi 3 metri di altezza, questo gigante gentile è più piccolo della sua controparte più nota, l'elefante della savana, e rimane una creatura sfuggente e solitaria.

L'elefante della foresta provoca caos nella lussureggiante vegetazione della foresta pluviale mentre strappa la corteccia dagli alberelli, scava le radici nel terreno e mastica foglie e bacche.

Ma questa distruzione fa più bene che male alla foresta: le aiuta infatti a immagazzinare più carbonio nei loro alberi e preserva uno degli ecosistemi più vitali del pianeta.

Le aziende e i governi di tutto il mondo stanno gareggiando per ridurre le proprie emissioni e sviluppare tecnologie innovative per catturare il carbonio, ma l'elefante africano della foresta è straordinariamente efficiente nel suo stoccaggio e non necessita di alcun supporto tecnologico.

Gli elefanti delle foreste africane sono infatti conosciuti come "giardinieri della foresta", grazie alla loro capacità di aumentare gli stock di carbonio e disperdere i nutrienti vitali.

Uno studio del 2019 ha rilevato come le abitudini distruttive dell'elefante aiutino ad aumentare la quantità complessiva di carbonio immagazzinato nella foresta pluviale dell'Africa centrale.

Ogni elefante della foresta può stimolare un aumento netto della cattura del carbonio di queste foreste pluviali di 9.500 tonnellate di CO2 per kmq: ciò equivale alle emissioni derivanti dalla guida di 2.047 auto a benzina per un anno.

Inizialmente gli scienziati hanno svolto ricerche sul campo in due siti nel bacino del Congo, uno in cui erano attivi gli elefanti e uno in cui erano scomparsi, e hanno registrato le differenze nella copertura degli alberi e nella densità del legno.

Hanno quindi costruito un modello che ha tracciato le dinamiche della foresta - come la biomassa, l'altezza degli alberi e gli stock di carbonio – per poi simulare il disturbo degli elefanti aumentando la mortalità delle piante più piccole. 

Il modello ha mostrato chiaramente come questi elefanti abbiano ridotto la densità degli steli nella foresta, aumentando al contempo il diametro medio dell'albero e la biomassa totale fuori terra.

La ragione risiede nel fatto che gli elefanti pascolano e calpestano alberi più piccoli di 30 cm di diametro, i quali competono con alberi più grandi per luce, acqua e spazio.

Eliminando la concorrenza, gli alberi più grandi tornano quindi a fiorire.

Di conseguenza, gli alberi più grandi sono diventati ancora più alti grazie alle abitudini degli elefanti, come afferma l'autore principale dello studio Fabio Berzaghi, ricercatore presso il Laboratorio di scienze del clima e dell'ambiente a Gif-sur-Yvette in Francia.

“Un elefante vivente fornisce servizi per milioni di dollari, ci sta aiutando a combattere il cambiamento climatico e vale molto di più da vivo che da morto”, chiarisce Ralph Chami, assistant director dell’International Monetary Fund e co-founder di Rebalance Earth, startup il cui obiettivo è reimmaginare la compensazione di carbonio come meccanismo per finanziare la protezione delle specie, chiave di volta per promuovere e rigenerare la biodiversità.

Secondo lo studio di Berzaghi, se il branco di elefanti della foresta africana tornasse alle sue dimensioni precedenti e recuperasse il suo areale di 2,2 milioni di kmq, potrebbe aumentare la cattura del carbonio di 13 tonnellate per ettaro.

Ciò equivale alle emissioni generate da 10 auto a benzina nel corso di un anno, cada ettaro.
Lo studio mostra anche che la sopravvivenza degli elefanti della foresta è fondamentale per preservare il bacino del Congo, la seconda foresta pluviale più grande del mondo.

Ciò è diventato ancora più urgente, ora che parti della foresta pluviale amazzonica stanno perdendo la propria funzione di pozzo di carbonio.

Secondo quanto emerso da una ricerca dell'Istituto nazionale brasiliano per la ricerca spaziale (INPE), oltre un quarto dell'Amazzonia emette al momento attuale più carbonio di quanto ne assorba.

Utilizzando i risultati dello studio di Berzaghi del 2019, Chami ha quindi stimato i servizi di cattura del carbonio di ciascun elefante della foresta a 1,75 milioni di dollari.

Il valore totale del branco, riportato alle sue dimensioni originali, avrebbe un valore di 36 miliardi di dollari.

Chami ha basato i suoi calcoli sul prezzo medio di mercato di una tonnellata di anidride carbonica in quel momento, poco meno di 25 dollari nel 2019.

Inoltre, sempre secondo una recente analisi di Chami e Barzaghi, il bracconaggio causerebbe la perdita di 10-14 miliardi di dollari di servizi ecosistemici.
Piuttosto che considerare la conservazione degli elefanti come una voce di costo, dunque, dovremmo considerarla un investimento.

La startup Rebalance Earth mira a utilizzare le scoperte scientifiche di Berzaghi e la valutazione di Chami per vendere il potenziale di cattura del carbonio degli elefanti ad aziende di tutto il mondo.
Basandosi sul mercato della compensazione del carbonio, che consente alle aziende di compensare le proprie emissioni pagando la piantumazione di alberi o progetti di energia rinnovabile altrove, Rebalance Earth ha iniziato a vendere token ecosistemici che rappresentano il carbonio catturato da ciascun elefante.

"Il valore monetario dell'elefante della foresta - spiega Walid Al Saqqaf, amministratore delegato di Rebalance Earth - è direttamente correlato alla quantità di sequestro di carbonio che esegue durante la sua vita e tale importo viene moltiplicato per il prezzo attuale di una compensazione del carbonio”.

Le aziende che acquistano i token stanno pagando per proteggere gli elefanti, con fondi poi destinati ai ranger del parco e alle comunità locali.

L'intera transazione sarà gestita e monitorata tramite tecnologia blockchain privata.

Rebalance Earth sta lanciando un progetto pilota in Gabon, dove risiede fino al 70% degli elefanti delle foreste africane e che rappresenta quasi un quinto della foresta del bacino del Congo; i suoi tassi di deforestazione sono inferiori rispetto a quelli dei vicini, come ad esempio la Repubblica del Congo e il Camerun.

Walid Al Saqqaf e Ralph Chami saranno tra gli esperti presenti nel nuovo corso sulla sostenibilità promosso dalla School of Disruption di SIDI, lo Swiss Institute for Disruptive Innovation guidato da Pietro Veragouth.

Il corso sarà disponibile da fine luglio, analizzerà le intersezioni tra tecnologia e sviluppo sostenibile e mira a proporre nuove prospettive nell’approccio disruptive alla sostenibilità ambientale.

Simone Trebbidi Simone Trebbi   
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