Il digitale è alla spalle, siamo nell’era cognitiva: ecco come cambia il lavoro

Un webinar organizzato dal Competence center for Human Resources del SIDI (Swiss Institute for Disruptive Innovation) ha fatto il punto sul mondo del lavoro nei prossimi anni e sui comportamenti più idonei da adottare per affrontare i cambiamenti da parte dei lavoratori e delle aziende.
Il primo aspetto messo in evidenza dai vari esperti intervenuti nel corso dell'evento è che nel futuro prossimo l’innovazione sarà più dirompente che mai. Nei prossimi 20 anni andremo in contro ad un cambiamento che sarà più grande di quello degli ultimi 200 anni.
Siamo già dentro la quarta rivoluzione industriale della storia ed entreremo velocemente nella quinta. La novità più importante (anche se solo in pochi ne sono consapevoli) è che l’era digitale è ormai passato. Già da qualche anno siamo entrati in una nuova era, quella cognitiva, in cui l’elemento psicologico conta più di quello tecnologico.

Questo cambio di paradigma impatterà su tutti i processi economici e dunque anche sul mercato del lavoro. Aziende e lavoratori dovranno adattarsi per affrontare nel migliore dei modi un contesto competitivo caratterizzato da sempre maggiore volatilità, incertezza, complessità e ambiguità. Il processo di adattamento richiede un profondo mutamento culturale perché la cultura rappresenta il cuore della nuova era cognitiva.
Cultura che simbolicamente può essere rappresentata da una lettera T ovvero dall’equilibrio tra conoscenze specialistiche (la barra verticale) e competenze psicologiche (barra orizzontale) ovvero il cosiddetto mindset che è il risultato di una pluralità di fattori: apertura mentale, emotività, comunicazione, motivazione.
Come già detto il cambiamento (adattamento) deve riguardare i lavoratori e le aziende. I primi non possono più permettersi il lusso di curare unicamente il proprio orticello (fare bene il proprio compito) ma devono svolgere un ruolo attivo nell’innovazione dell’organizzazione. In che modo? In primo luogo superando il timore di sbagliare proponendo delle novità e in secondo luogo mettendo costantemente in discussione il proprio modo di lavorare.
Le aziende devono favorire questo tipo di approccio da parte dei lavoratori rivedendo i tradizionali modelli organizzativi. La priorità a tutti i livelli deve diventare il coinvolgimento psicologico/emotivo dei lavoratori attraverso la creazione di contesti motivanti.
Motivazione che non può ridursi agli incentivi economici (notoriamente di breve durata) ma che deve essere fondata sul coinvolgimento dei collaboratori in tutti i processi aziendali, anche quelli relativi alle macro strategie aziendali.
Per superare il timore del fallimento e stimolare l’innovazione le aziende devono invece introdurre meccanismi di rewarding (gratificazione) che non si limitano ai casi di successo.
La creazione di modelli organizzativi piatti fondati sull’esistenza di team trasversali senza gerarchia interna, orientati all’innovazione e alla soluzione di problemi, è un banco di prova per tutte le aziende.
Le good pratices (buone pratiche) da seguire per affrontare nel migliore dei modi l’era cognitiva sono chiare. Questo però non basta per essere sicuri che siano anche adottate, come dimostra l’ingresso in Twitter di Elon Musk, caratterizzato da licenziamenti di massa e da terrore psicologico. La storia insegna che il progresso non avviene seguendo una linea retta. A fasi di avanzamento seguono inevitabilmente fasi regressive.
Musk appena preso il comando di Twitter ha cancellato lo smartworking ma pochi giorni dopo, di fronte all’inaspettato esodo volontario di un terzo dei dipendenti, lo ha rispolverato per provare a trattenere i migliori. La conferma che anche un reazionario come il nuovo padrone del noto social network non può riportarte completamente indietro le lancette della storia. L'era cognitiva è qui per restare e tutte le aziende dovranno prima o poi capire che l'importanza della dimensione psicologica all'interno delle organizzazioni non può più essere sottovaluta.