Quale destino per l'innovazione tecnologica in Europa? Le proposte della rieletta presidente Von der Leyen
Grande attenzione ha riscosso l’elezione per la Presidenza della Commissione Europea. Il clamore mediatico derivava dagli umori di settori della politica e dell’opinione pubblica degli Stati membri, con opposte visioni sul futuro dell’Unione.
Dopo il battage inevitabile nella copertura giornalistica del voto, sembra qui utile concentrarsi sul vero significato della riconferma della Von der Leyen: la sua leadership è infatti orientata all’implementazione di varie linee guida per l’innovazione strategica nel vecchio continente.
Ursula von der Leyen, nel suo discorso al Parlamento europeo prima della riconferma a Presidente della Commissione europea, ha presentato un vero programma quinquennale, affermando che le sue priorità consisteranno nel favorire prosperità e competitività.
Tre assi sono notoriamente tra i più promettenti per il futuro dell'innovazione: biotech, AI, energia pulita. E su questi la Presidente si propone di lavorare, anticipando misure idonee a sostenerli: Consiglio di ricerca sull'intelligenza artificiale, Atto europeo sulla biotecnologia, Clean Industrial Deal per decarbonizzare la produzione di energia.
La Von der Leyen ha esposto altre interessanti proposte che elenchiamo rapidamente: Aumento dei finanziamenti per il Consiglio europeo della Ricerca e il Consiglio europeo per l'innovazione, rispettivamente con 16 e 10 miliardi di euro fino al 2027. Misure per attrarre investimenti a sostegno di startup europee per promuoverne la competitività. Fondo europeo per la competitività per investire in tecnologie strategiche. Semplificazione della burocrazia per attrarre investimenti e accogliere nuove partnership pubblico-private. Raddoppio del bilancio di Horizon Europe a 200 miliardi di euro
E’ abbastanza chiaro che si vuole superare il classico problema europeo di un mercato internazionale dei capitali poco attivo nell’investire rispetto a quello nordamericano.
Il maggiore dinamismo americano sulle nuove tecnologie ha, naturalmente, radici sistemiche di vario genere. Cultura, propensione al rischio, infrastruttura finanziaria. Ma anche strategia. In senso geopolitico, non solo economico. Nel calcolo dei grandi investitori nordamericani non c’è astratta teoria economica o mero interesse pecuniario, svincolato da tutto. Questo è più un cliché dell’immaginario cinematografico e di narrazioni giornalistiche ingenue.
I finanziatori internazionali americani sono soggetti a valutare anche fattori e priorità di cui sui media mainstream europei non si discute, definite in consessi elitari, da segmenti di analisi strategica degli apparati a stelle e strisce. È il caso di rivelare la nuditá del re: difficile spostare centinaia di miliardi di dollari verso l’Europa soprattutto perchè i big che possiedono i Fondi d’investimento non sono svincolati da un calcolo che, per brevità, potremmo definire patriottico.
Per noi Europei ciò è difficile da comprendere perchè, digiuni di profondità geopolitica, certi aspetti ci appaiono improbabili se non risibili. In realtà non lo sono. L’Europa ha senza dubbio un grande bisogno di leaders lungimiranti, ma anche di operatori economici, amministratori, politici e cittadini dotati di un embrione di consapevolezza strategica. Nel declino relativo dell’egemone stars and stripes, occorrerebbe coltivarla, per poter aspirare a diventare players nell’Innovation Tech offrendoci partners all’America.