Prosegue l’ascesa delle case automobilistiche cinesi nel mercato globale. Byd, ovvero Build Your Dreams, il brand cinese più noto a livello internazionale, chiuderà il 2024 con oltre 4 milioni di veicoli venduti e nella classifica generale entrerà nella top ten, per l’esattezza all’ottavo posto, davanti a Ford, uno dei marchi che hanno fatto la storia del settore automobilistico. Le cose vanno bene anche sul fronte dei ricavi e della capitalizzazione di Borsa con Byd che si piazza al terzo posto assoluto alle spalle di Tesla e Toyota.
Numeri che certificano un cambio epocale nell’industria automobilistica mondiale. Da cosa dipende il successo delle case cinesi? I motivi principalmente sono due. Il primo è tecnologico. Sul fronte delle auto elettriche Byd e gli altri produttori cinesi hanno ormai raggiunto la qualità dei concorrenti occidentali, giapponesi e coreani ma con costi di produzione decisamente più bassi. Questo risultato non è frutto solo del basso costo del lavoro, ma anche di una strategia di espansione che punta con forza sull’innovazione e sulla ricerca. Il secondo motivo è che le case cinesi proprio grazie ai loro prezzi competitivi si sono affermate nel loro mercato domestico, dove ormai oltre il 60% della auto vendute è made in China. Al contrario il successo domestico dei produttori cinesi è alla base della profonda crisi delle grandi case tedesche che negli ultimi anni erano cresciute proprio grazie al mercato cinese.
Vinta la partita nel loro mercato Byd e le altre case automobilistiche cinesi sono ora pronte per invadere il resto del mondo, con una gamma vastissima di modelli elettrici (ibridi o full) e prezzi del 20, 30% più bassi rispetto a quelli dei concorrenti. Per fermare l’invasione l’Europa ha già annunciato l’introduzione di dazi commerciali e lo stesso in una scala ancora maggiore accadrà negli Stati Uniti dove Trump ha promesso dazi del 60% sulle importazioni cinesi.
Se da un lato nel breve periodo i dazi salvano le fabbriche e i lavoratori occidentali, dall’altro rappresentano anche un costo per i consumatori che saranno costretti a pagare prezzi altissimi per acquistare un modello elettrico. Una situazione che nel medio termine deprimerà ugualmente la domanda e dunque le vendite delle case occidentali. A questo bisogna poi aggiungere il fatto che Pechino non resterà a guardare perché a sua volta risponderà ai dazi sulle auto con dazi sui prodotti dell’export europeo e americano.
Una guerra commerciale di lungo periodo non è sostenibile per nessuno e inevitabilmente si dovrà trovare un accordo tra le parti. Questo è vero in particolare tra Europa e Cina che già ora sono al lavoro per trovare una intesa. Uno scenario che potrebbe accontentare tutti è una spartizione del mercato. Le auto cinesi avranno il via libera nelle fasce di mercato più basse, ovvero utilitarie e modelli di fascia media, mentre alle case occidentali resterà il dominio nella fascia premium e delle supercar dove gli acquirenti non cercano solamente il migliore rapporto qualità prezzo ma anche il valore del brand.
Se questa ipotesi dovesse verificarsi allora milioni di europei e americani nel giro di pochi anni potrebbero ritrovarsi alla guida di un’automobile cinese. Produttori oggi ancora sconosciuti alla stragrande maggioranza degli automobilisti come Byd, Saic, Chery, Baic, Geely, Great Wall Motor, Changan, Gac, Dongfeng, diventerebbero familiari.
E non sarebbe una prima assoluta. Di fatto si ripeterebbe quanto avvenuto a partire dagli anni ’70 con l’invasione nei mercati occidentali dei produttori giapponesi. Fino al 1969 le auto nipponiche non potevano essere vendute nel mercato italiano. La liberalizzazione delle importazioni avvenne solamente nel 1970. Nell’estate di quell’anno sbarcò in Italia il primo contingente di 1000 automobili made in Japan. Nomi fino ad allora sconosciuti agli automobilisti italiani come Toyota, Honda Mazda, Nissan, Subaru, Mitsubishi, Suzuki si sono rapidamente imposti nel nostro mercato facendo concorrenza alle auto italiane, tedesche e francesi. Lo stesso accadrà con le automobili made in China. A partire dal 2035, quando in Europa scatterà il bando delle motorizzazioni a combustione interna, come diesel e benzina, molti di noi si ritroveranno a guidare veicoli elettrici cinesi, e questo ci sembrerà assolutamente normale.