Nelle aziende scatta l’obbligo di whistleblowing ovvero della "soffiata": come funziona
Nelle aziende sopra i 50 dipendenti sta per arrivare (a partire dal prossimo 17 dicembre) una rivoluzione di non poco conto: l’obbligo di whistleblowing. Solo in Italia una novità così importante si sarebbe potuta indicare con un termine straniero (tra l’altro molto complesso). Ma dopo aver visto chiamare Jobs Act la Riforma del mercato del lavoro ormai nulla può essere davvero sorprendente.
Cosa è dunque il whistleblowing? E cosa significa che scatta l’obbligo? Spiegato in termini estremamente semplici il whistleblowing è una segnalazione (o denuncia) da parte di un dipendete di comportamenti illeciti commessi sul posto di lavoro da parte di altri dipendenti. L’obbligo in questione non riguarda il dipendente ma il datore di lavoro che è tenuto dalla legge a organizzare delle modalità di segnalazione che tutelano i dipendenti che fanno la “soffiata”.
Questa normativa era già prevista per i dipendenti pubblici e a partire dallo scorso 15 luglio nelle grandi aziende private con più di 249 dipendenti. L’estensione alle aziende sopra i 50 dipendenti amplia la platea dei lavoratori interessati.
Chi è testimone o a conoscenza di illeciti commessi sul posto del lavoro potrà segnalarli avendo la garanzia di essere tutelato dal datore di lavoro. La aziende devono istituire procedure e canali di comunicazione finalizzati ad agevolare le segnalazioni interne. Di fondamentale importanza è la garanzia dell'anonimato e della riservatezza dell'autore e dei documenti prodotti.
La normativa punta ad impedire qualsiasi forma di ritorsione verso i lavoratori che segnalano eventuali irregolarità. Non potranno essere licenziati, sospesi, trasferiti, retrocessi di grado, mobbizzati. Basterà questa riforma normativa per rendere le aziende italiane più trasparenti e integre?