Ketamina e leadership: la nuova frontiera della classe dirigente della Silicon Valley
Come una droga dissociativa si sta insinuando nei vertici del potere tecnologico e finanziario degli Stati Uniti

Negli ultimi anni, l’uso terapeutico della ketamina si è trasformato da trattamento per la depressione a strumento di "ottimizzazione" per leader d’azienda, investitori e dirigenti di alto livello. In un’America in cui la performance è tutto, la Silicon Valley sembra aver abbracciato la ketamina non solo come soluzione ai problemi di salute mentale, ma come una scorciatoia per mantenere un vantaggio competitivo. La domanda è: qual è il prezzo da pagare per questa nuova forma di auto-miglioramento?
Secondo un'inchiesta di Wired, la giornalista Elana Klein ha documentato il fenomeno delle "psychedelic slumber parties", eventi esclusivi nei quali gruppi selezionati di dirigenti di Fortune 100 si affidano a sessioni guidate di ketamina per ritrovare chiarezza, creatività e connessione con sé stessi. La pratica, condotta da figure come la psicologa Aria Stone e la coach spirituale Shuang Shuang, è strutturata in veri e propri "off-site" di tre giorni, con tanto di rituali, eye mask, musica ambientale e, in alcuni casi, giganteschi peluche che distribuiscono simbolicamente la sostanza dissociativa.
Ketamina: terapia o potere?
La ketamina, approvata inizialmente come anestetico, è ora al centro di studi sul trattamento della depressione resistente ai farmaci. Il suo effetto sul cervello è noto per aumentare temporaneamente la neuroplasticità, facilitando processi di introspezione e cambiamento comportamentale. Ma se per molti pazienti rappresenta un’ancora di salvezza, per l’élite della Silicon Valley sembra essere diventata uno strumento per "sbloccarsi" mentalmente e riprendere la propria scalata verso il successo.
Elon Musk, che ha dichiarato di farne uso sotto prescrizione medica, è uno dei volti più noti ad aver sdoganato la ketamina nel dibattito pubblico. Il miliardario l’ha definita utile per spezzare schemi mentali negativi, una prospettiva che riecheggia nelle testimonianze raccolte da Wired: i dirigenti che partecipano a questi ritiri parlano di un senso di leggerezza e di nuova energia al termine delle sessioni, come se la ketamina consentisse loro di riconfigurare le proprie ambizioni senza il peso dello stress cronico.
Un’America sempre più dipendente?
La normalizzazione dell’uso di ketamina tra i leader dell’industria solleva interrogativi più ampi sulla cultura del lavoro e sulla salute mentale nelle alte sfere del potere. Invece di affrontare il problema alla radice—le pressioni schiaccianti, la solitudine e il burnout—la soluzione sembra essere l’ennesimo bio-hack per rimanere competitivi in un mondo che non permette cedimenti.
C’è poi la questione della sicurezza. Se da un lato i promotori di questi off-site garantiscono un ambiente controllato e supervisionato da medici, dall’altro l’abuso di ketamina può avere conseguenze gravi, tra cui danni cognitivi e dipendenza. La linea tra terapia e fuga dalla realtà si assottiglia pericolosamente quando il fine non è il benessere, ma l’iper-performance.
Un fenomeno destinato a crescere?
L’uso di sostanze psichedeliche nel mondo della finanza e della tecnologia non è una novità. Dai micro-dosaggi di LSD alla ketamina intramuscolare, l’élite imprenditoriale ha sempre cercato di ottimizzare il proprio stato mentale con metodi non convenzionali. La differenza, oggi, è la crescente accettazione culturale di questi strumenti e il fiorire di un mercato dedicato.
Mentre il dibattito etico e medico continua, una cosa è chiara: la ketamina è uscita dai club underground e dagli studi medici per entrare nelle sale riunioni delle aziende più potenti del mondo. Ma se il successo dipende da una sostanza dissociativa, forse la vera domanda è: a che prezzo?