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L'Italia prova a giocare le sue carte in un settore che vale centinaia di miliardi ma di cui nessuno parla

La space economy sarà uno dei comparti economici più importanti del futuro. Nel nostro Paese vale già 3 miliardi di euro e dà lavoro a 11 mila persone

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
Un settore in cui l'Italia prova a giocare le sue carte ma che è totalmente trascurato a livello mediatico

Il recente incontro a New York tra Elon Musk e Giorgia Meloni ha fatto scoprire la space economy agli italiani che di solito si informano sui canali informativi mainstream generalisti (ovvero quello tradizionali). Il noto imprenditore ha presentato alla nostra premier la tecnologia di Starlink, il servizio di connettività satellitare di SpaceX. Musk ha manifestato l'intenzione di contribuire alla digitalizzazione dell'Italia offrendo una copertura internet sostenibile attraverso i suoi satelliti.

Questa vicenda ha fatto capire che la ricerca e le tecnologie spaziali possono avere ricadute importanti anche sulla Terra. Secondo alcune stime a livello internazionale il settore vale circa 370 miliardi che dovrebbero diventare 642 miliardi entro il 2030, con una crescita del 74%. Il settore è cresciuto tanto nell'ultimo decennio grazie all'ingresso di player come SpaceX di Elon Musk e Blue Origin di Jeff Bezos. 

Qualcosa si muove anche in Italia. Lo scorso settembre a Torino e a Milano si sono svolti gli Stati Generali della space economy italiana. Nel corso dell’evento si è discusso dei numeri del settore nel nostro Paese. Ad oggi sono 415 le aziende italiane attive nell’industria spaziale e il comparto complessivamente vale 3 miliardi di euro. Numeri destinati a crescere perché il settore nei prossimi anni riceverà ingenti investimenti pubblici, in parte derivanti anche dal PNRR. 

La filiera spaziale italiana impiega oltre 11 mila lavoratori e nel 90% dei casi è composta da piccole medie imprese (PMI). Le aziende di grandi dimensioni sono solamente il 6%, mentre il 4% comprende piccole startup impegnate nella ricerca e nell’innovazione. Un quadro che rispecchia fedelmente le caratteristiche del tessuto produttivo italiano. 

Cosa fanno le aziende del settore? Un caso interessante è quello dell'azienda veneta Novaeka, specializzata nella progettazione di impianti di collaudo per i motori a razzo. Tra i risultati più rilevanti raggiunti, la progettazione del più importante impianto di collaudo europeo. Il suo punto di forza è la iper specializzazione. Meno di dieci aziende al mondo hanno competenze nei banchi di test per i razzi.

In Italia Novaeka ha realizzato importanti progetti per Avio, il fiore occhiello della space economy italiana. L'azienda ha una lunga storia nel settore aerospaziale. È riconosciuta a livello internazionale per le sue competenze nella progettazione e produzione di motori a razzo, sia a propellente solido che liquido, utilizzati in lanciatori spaziali e missili. E' uno dei principali attori europei nel settore e collabora strettamente con l'Agenzia Spaziale Europea (ESA) con cui ha sviluppato Vega, un lanciatore spaziale progettato per il trasporto di carichi leggeri in orbita terrestre bassa (LEO).

Il lanciatore Vega, prodotto da Avio per conto dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA).

Il punto di riferimento del settore sono ovviamente gli Stati Uniti e a questo paese guardano anche le piccole realtà come Novaeka che è stata selezionata per Innovit, un evento che si svolgerà a metà novembre a San Francisco. Un avamposto dell’innovazione italiana nato nel 2021 sotto la regia del Ministero degli Esteri, con l’obiettivo di creare un ponte tra il settore pubblico e privato, unendo startup, PMI, grandi aziende e investitori.

Storie di impresa, quelle di Navaeka e Avio, diverse tra loro ma utili per far capire che esistono opportunità di crescita economica anche in settori di cui si parla raramente nel mondo dell’informazione generalista. E sicuramente quello spaziale è uno di questi.

 

 

 

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
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