Lo spietato Elon Musk è il nuovo idolo dei liberisti da salotto italiani
Il licenziamento della metà della forza lavoro di Twitter è stato salutato come un inno alla distruzione creatrice del capitalismo anche dai seguaci di Adam Smith da salotto ovvero da quelli che esaltano la durezza delle leggi di mercato ma standone al riparo, grazie a posti di lavoro super tutelati o posizioni di rendita

Sono meno noti dei comunisti da salotto (conosciuti anche come radical chic) ma nonostante questo anche i liberisti da salotto italiani sono molto numerosi e appena possono non perdono l’occasione di far sfoggio della loro ideologia, soprattutto sui social network.
Gli ultimi giorni per loro sono stati esaltanti grazie alle gesta del nuovo idolo di turno: Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo che ha rilevato Twitter per rivoltarlo come un calzino.
Il licenziamento immediato del 50% della forza lavoro dell’azienda è stato salutato dai liberisti da salotto come un atto di distruzione creatrice che (a loro dire) sarebbe l’essenza della bellezza del capitalismo, l’essenza del progresso. Puri animal spirits in azione.
Per un liberista da salotto l’imprenditore che taglia posti di lavoro per ristrutturare un’azienda fa semplicemente il suo mestiere. Non è suo dovere fare beneficienza o semplicemente tenere a mente che esiste una responsabilità sociale delle imprese.
Chi ha una visione diversa di quello che dovrebbe essere il capitalismo, chi pensa che un mondo diverso possa esistere è un povero illuso di sinistra che scambia le aziende con le organizzazioni no profit. Un ingenuo che non ha capito niente.
Per i liberisti da salotto Elon Musk incarna alla perfezione la necessità dei capitalismo di essere spietato ed è un peccato che imprenditori di questa natura non possano esistere anche in Italia, perché qui da noi chi fa impresa ha le mani legate dalle norme che tutelano i posti di lavoro.
Garanzie che però hanno (e in abbondanza) proprio i liberisti da salotto. A differenza degli imprenditori, dei manager e dei lavoratori del settore privato che tutti i giorni sono esposti alle leggi di mercato, loro lavorano in ambiti sicuri e protetti, come il settore pubblico e l'università, oppure godono di posizioni di rendita (per esempio corporazioni) che li sottraggono all'asprezza del capitalismo e della concorrenza.
Anche nel loro caso vale dunque l’effetto NIMBY ovvero Not In My Back Yard (Non nel mio cortile). Le regole del capitalismo spietato valgono solo per gli altri. E così, stando al sicuro, diventa facile esaltare la distruzione creatrice del capitalismo, gli animal spirits degli imprenditori.
Sarebbe interessante sapere se un liberista da salotto continuerebbe a rimanere fedele alla propria ideologia se da un giorno all’altro perdesse il lavoro avendo come unico ammortizzatore 3 mesi di buonuscita (ovvero quello che hanno ricevuto gli ex dipendenti di Twitter).
Continuerebbe ad esaltare le gesta di Elon Musk? Probabilmente no. Probabilmente capirebbe che nella distruzione di migliaia di posti di lavoro non c’è niente di bello. Niente che si possa esaltare. E non è un caso che Mark Zuckerberg annunciando a sua volta il licenziamento di 11 mila dipendenti di Meta abbia chiesto pubblicamente scusa e abbia parlato di decisione “sofferta e triste”.
L’esatto opposto di quanto fatto dal nuovo padrone di Twitter che non solo non ha mostrato dispiacere per quanto fatto, ma addirittura il giorno prima per gioco si è presentato nella sede del social trasportando un lavandino.
Licenziamenti e ristrutturazioni fanno parte della natura del capitalismo, questo è un fatto indubbio. Ma è anche indubbio che può esistere un capitalismo più umano rispetto a quello rappresentato da Elon Musk. E questo lo capirebbero anche i liberisti da salotto italiani se avessero a che fare da vicino con lui. Ma ovviamente quest'ultima è solo un'ipotesi che non si realizzerà mai.