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Coworking: cosa cambierà dopo la pandemia? I trend secondo Massimo Carraro

Anche i coworking sono cambiati con l’arrivo dello smartworking imposto ma ora che le restrizioni sono allentate ecco gli scenari possibili sul loro utilizzo

di Carlo Occhinegro   
ANSA
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Se, prima della pandemia, il 95% delle aziende italiane non aveva mai pensato all’idea di spazi condivisi, né tantomeno provato, e il 5% faceva i primi test, ora il quadro è differente: solo il 5% delle aziende non ha avuto il problema di “dove far lavorare le persone”, mentre il restante 95%, nello spazio di poche settimane, ha vissuto l’urgenza di interrogarsi sul modo per svolgere le attività aziendali, pur non andando in ufficio.

Queste sono le riflessioni presenti nel libro “HO FATTO UN COWORKING, ANZI 100. Se la Relazione viene prima del Business. Storia di Cowo®”. Il volume porta la firma di Massimo Carraro, fondatore di Cowo®, la Rete di Coworking indipendenti e racconta la nascita del principale Network di Coworking space in Italia.

Il volume affronta anche il periodo pandemico. Com’è stata affrontata la pandemia? Cos’è emerso dal lavoro dei coworker? Questi anni di incertezze sono stati l’occasione per fermarsi, raccogliere dati e storie, analizzare dubbi, ascoltare e cogliere le tendenze di domani. 

“Con la pandemia, tutta l’Italia lavorativa ha fatto i conti, in modo violentemente improvviso, con la scelta del luogo dove svolgere il proprio lavoro. Sentire qualcuno che, dopo aver lavorato a casa per settimane o mesi, si è trovato di fronte a una serie di nemici imprevisti (per esempio la mancanza di una seduta o di un piano di lavoro adeguato, di una connessione internet professionale, dell’impossibilità di concentrazione) ha portato molti a interessarsi, e a scoprire, il Coworking” puntualizza Carraro.

3 trend per i coworking: cosa succederà dopo la pandemia?

In un periodo di quarantena forzata, l’interesse per il Coworking non scompare, anzi. Contrariamente a quanto inizialmente tutti si aspettavano, fin dai primi giorni della pandemia e poi via via per tutto il periodo dell’emergenza di questi mesi del 2021-2021, le richieste di spazi di Coworking talvolta in chiave esplorativa per il futuro, tal altra per sondare disponibilità immediate, non si sono mai interrotte. Al contrario, si è registrato un nuovo tipo di interesse, da parte di soggetti precedentemente non coinvolti negli ecosistemi degli spazi collaborativi, quali le PMI e gli stessi dipendenti, costretti a non poter utilizzare i “soliti” uffici, ma al tempo stesso alle prese con le difficoltà del lavoro da casa. Anche a livello di nuovi spazi, vi sono state numerose nuove apertura di Coworking Cowo®, in tutte le zone d’Italia, da Rovigo a Pisa, da Milano a Bari.

Le aziende mandano i dipendenti al Coworking. Coerentemente con una tendenza già crescente prima della pandemia (come testimoniato dalla piattaforma online “CoworkingPerAziende.it” già lanciata da Cowo® fin dal 2017) il trend delle aziende in Coworking si è rafforzato significativamente da marzo 2020. Il dato di rilevo, proveniente da una ricerca di TRAILab-Università Cattolica, parla di un 52% di spazi Coworking che ha ricevuto nuove richieste da parte di aziende.

Aumentano le richieste a giornata: sessioni di lavoro e videochiamate, riunioni condominiali. Tutti gli spazi di Coworking hanno ricevuto, nell’arco del 2021-2021, molte più richieste del solito relativamente a utilizzi di sale riunioni per sessioni di lavoro tra dipendenti, postazioni per videochiamate (anche qui, spesso per dipendenti che si mettevano in contatto con la propria sede) e perfino riunioni condominiali e discussioni di tesi per studenti universitari.

“Esiste la nuova esigenza di fornire ai propri dipendenti una sede di lavoro più agile dell’ufficio, con le sue rigidità e il suo indirizzo obbligato. Molti dipendenti, più evoluti di altri, con la possibilità di gestire il proprio lavoro in autonomia, hanno scelto di non tornare alla vita di prima e hanno avanzato delle precise richieste. I lavoratori hanno voluto rimanere più vicini a casa; l’organizzazione del lavoro, priva dei pesi di una presenza costante e stressante, diventa così più leggera ed efficiente; e non dimentichiamo la diminuzione del traffico, dei problemi di parcheggio, dell’inquinamento dell’aria. È chiaro che non dobbiamo certo puntare tutto su questi nuovi bisogni del mercato, è altrettanto chiaro che è il momento di soddisfare queste esigenze per far conoscere a più persone possibili i vantaggi del Coworking: flessibilità, sostenibilità, possibilità di un ambiente professionale anche per brevi e brevissimi periodi, networking con altri professionisti” conclude Carraro.

di Carlo Occhinegro   
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