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Quasi l’80% delle aziende italiane fatica a trovare personale: c'è un colpevole di cui non si parla mai

Solitamente si punta il dito contro sistema formativo e lavoratori e non anche sulle gravi colpe dei management aziendali

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
Quasi l’80% delle aziende italiane fatica a trovare personale: c'è un colpevole di cui non si parla mai

Secondo quanto comunicato dall’ISTAT a dicembre 2024 il tasso di disoccupazione in Italia è salito al 6,2%, il dato più alto degli ultimi 5 mesi e superiore alle aspettative degli economisti, che prevedevano il 5,7%. Il numero di disoccupati è aumentato di 88.000 unità, arrivando a 1.593.000. Una cifra che fa impressione se si tiene conto del fatto che il 78% delle aziende italiane fatica a trovare personale. Il dato emerge dal rapporto Talent Shortage di ManpowerGroup, uno studio che ha coinvolto oltre 40 mila datori di lavoro in 42 paesi. 

Un problema che colpisce tutti i paesi europei 

Il problema del mismatch nel mercato del lavoro colpisce non solo l’Italia, ma anche altre importanti economie europee. Nel Vecchio Continente il valore medio è del 74%. In Germania sale addirittura all’86%, il dato più alto del mondo. Sempre dall’analisi di ManpowerGroup emerge che i settori più colpiti dal problema sono tre: trasporti, logistica e automotive. Sanità e life sciences. Industria e materiali. Quali sono le ragioni del fenomeno? Semplificando possono essere individuate 3 cause principali.

Management aziendali non adeguati 

Alcuni settori, come la manifattura, la logistica, l’assistenza sanitaria e il turismo faticano a trovare lavoratori a causa di condizioni di lavoro difficili, stipendi non sempre competitivi e orari poco flessibili. In questo caso più che un cambiamento sul lato dell’offerta di lavoro (ovvero dei lavoratori) occorrerebbe un cambiamento sul lato della domanda (ovvero delle imprese). Le aziende continuano a rimanere legate a modelli organizzativi del 1900, che non si sposano più con i cambiamenti culturali avvenuti nella società. C’è dunque un problema manageriale, ovvero l’incapacità da parte di chi guida le aziende di superare i vecchi modelli per immaginare qualcosa di nuovo.

Inadeguata formazione scolastica e universitaria

Molte aziende cercano lavoratori con competenze in ambiti come intelligenza artificiale, programmazione, data analysis e cybersecurity. Tuttavia, il sistema educativo e la formazione professionale non riescono a stare al passo con queste esigenze. Detto in altri termini, il sistema formativo non riesce a soddisfare la domanda di profili STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica) da parte delle aziende.

Mancanza di formazione continua e aggiornamento professionale

Molti lavoratori non ricevono formazione costante per adattarsi ai cambiamenti del mercato. Questo li rende meno competitivi e meno adatti a coprire i nuovi ruoli richiesti dalle imprese. Qui c’è un mix di responsabilità. Da un lato sbagliano i lavoratori che ancora non abbracciano il concetto di lifelong learning, ovvero l’atteggiamento e la pratica di apprendere continuamente nel corso della vita, sia per motivi professionali che personali. Dall’altro lato ci sono però anche le responsabilità delle aziende, che investono meno di quello che dovrebbero nella formazione dei dipendenti. Si ritorna ai limiti di una certa cultura manageriale che vede la formazione come un costo e non come una opportunità. A questo si aggiunge anche la tendenza, sempre più diffusa tra le aziende, di voler trovare sul mercato dei lavoratori già pronti per evitare i costi della formazione e dell’addestramento. Atteggiamento aziendale che è un effetto collaterale della precarizzazione del lavoro. Le aziende assumono sempre meno a tempo indeterminato e affittano sempre più lavoratori dalle agenzie di lavoro temporaneo.  Questa pratica ovviamente disincentiva gli investimenti sulla formazione dei lavoratori e alimenta la ricerca di profili professionali già pronti.

Conclusione

il mismatch tra l’offerta e la domanda di lavoro è il risultato di più cause/responsabilità. Ci sono i limiti della scuola e dell’Università che non adeguano i programmi di studio ai tempi moderni, quelli degli studenti che non scelgono le materie di studio più richieste dal mondo produttivo, quelle dei lavoratori che non abbracciano il concetto di lifelong learning, ma anche quelli delle aziende che non innovano i modelli organizzativi e che sono riluttanti ad investire sulla formazione dei dipendenti. Quest’ultimo aspetto (ovvero quello relativo alle responsabilità delle aziende) è quello meno citato dalla narrazione dominante, che invece punta sempre il dito contro il sistema formativo e i lavoratori.  Ma con un mismatch tra domanda e offerta di lavoro che sfiora l'80% è evidente che anche il management delle aziende ha grosse responsabilità.

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
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